Adam McKay e il catastrofismo ai tempi della pandemia. Il regista di Filadelfia, premio Oscar per la sceneggiatura de La grande scommessa (2015), cavalca alcuni dei temi più caldi del momento a livello planetario e, con un overcasting sfrenato (le interpretazioni degli attori sono la cosa migliore della pellicola), dà vita a un film che, senza dimenticare il passato comico del suo autore, prova a far riflettere su quanto stiamo vivendo.
Media, complottismo, social, politica, interessi economici vengono messi in un grande frullatore da cui però, pur sostenendo idee ampiamente condivisibili, ne esce un insieme piuttosto banale, che non si distanzia troppo dal sistema che critica. Il tutto per un modico budget di 100 milioni di dollari (trailer).