La figura di Alan Turing e la decifrazione di Enigma sono alla base del soggetto del film diretto dal norvegese Morten Tyldum e scritto da Graham Moore, che si è appena guadagnato l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, adattamento del libro Alan Turing. Una biografia di Andrew Hodges (1983). Sull'argomento era già stato girato da Michael Apted un lungometraggio (Enigma, 2001), ispirato al romanzo di Robert Harris Enigma.
venerdì 27 febbraio 2015
martedì 24 febbraio 2015
Notte degli Oscar 2015
Nella serata di domenica 22 febbraio sono state assegnate, come ogni anno, le preziose statuette nel gala del Dolby Theatre di Los Angeles, giunto alla sua 87° edizione e stavolta presentato da Neil Patrick Harris.
domenica 22 febbraio 2015
Turner (Leigh 2014)
Mike Leigh si lascia andare ad un film celebrativo su Joseph Mallord William Turner (1775-1851), il pittore inglese più famoso della storia e, nel farlo, incorre in un eccessivo didascalismo e in un'approssimativa semplificazione del personaggio, in un risultato che può essere paragonato a quello del recente Il giovane favoloso (Martone 2014).
giovedì 19 febbraio 2015
Finalmente domenica! (Truffaut 1983)
L'ultimo film diretto da Truffaut ha recentemente chiuso la rassegna dedicata al regista francese del Palazzo delle Esposizioni di Roma, una bella occasione per riapprezzare non solo molti suoi film sul grande schermo, spesso proiettati in lingua originale, ma anche diverse pellicole da lui amate (I film della mia vita, 11 dicembre 2014 - 8 febbraio 2015).
domenica 15 febbraio 2015
Birdman (Iñárritu 2014)
La pellicola del cineasta messicano è un saggio di metacinema, e come tale merita di diritto di porsi alla fine di un'ideale catena di film che, solo per citarne alcuni, va da Viale del tramonto (Wilder 1950) a 8 1/2 (Fellini 1963), da Effetto notte (Truffaut 1973) a I protagonisti (Altman 1992), fino al recentissimo Maps to the stars (Cronenberg 2014).
giovedì 12 febbraio 2015
La mia droga si chiama Julie (Truffaut 1969)
Il nono film di François Truffaut è uno dei tanti casi in cui il titolo italiano è inutilmente lontano da quello originale, il più immaginifico La sirène du Mississipi, ripreso dall'edizione francese del romanzo di William Irish, Waltz in to Darkness, di cui la pellicola costituisce l'adattamento e che era già stato citato da Truffaut mettendone una copia in mano ad Antoine Doinel in Baci rubati (1968).
Opera profondamente cinefila e lontana dagli stravolgimenti di quegli anni, causò al regista francese le accuse di un atteggiamento reazionario e politicamente disimpegnato, nonostante lo stesso film del ciclo Doinel dell'anno prima iniziasse con una dedica ad Henri Langlois, allontanato dalla Cinémathèque française.
Opera profondamente cinefila e lontana dagli stravolgimenti di quegli anni, causò al regista francese le accuse di un atteggiamento reazionario e politicamente disimpegnato, nonostante lo stesso film del ciclo Doinel dell'anno prima iniziasse con una dedica ad Henri Langlois, allontanato dalla Cinémathèque française.
lunedì 9 febbraio 2015
Barry Lyndon (Kubrick 1975)
Partendo dal romanzo picaresco di William Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon (1844), il grande regista britannico ha ripreso la storia di un giovane uomo irlandese che tenta una clamorosa arrampicata sociale, provando con ogni mezzo ad entrare nell'aristocrazia inglese. Seguiamo la sua vicenda a partire dall'origine del suo cinismo che lo porterà a vedere gli altri come un mezzo per i propri obiettivi: innamorato della cugina che sembra ricambiarne i sentimenti, è costretto a subire una cocente delusione sentimentale vedendo il proprio amore piegarsi alle logiche matrimoniali e di interesse del tempo. Da questo momento in poi la sua sarà una rincorsa all'ascesa sociale, che passerà dall'arruolamento in eserciti diversi - con la Guerra dei sette anni a fare da sfondo (1756-63) -, dall'ingresso nelle corti europee al seguito di Chevalier de Balibari, un grande giocatore d'azzardo e, infine, col matrimonio con la duchessa di Lyndon.
mercoledì 4 febbraio 2015
Amici miei (Monicelli 1975)
Grande film sull'amicizia e sulla complicità amicale, è certamente una delle migliori commedie italiane successive all'epoca d'oro degli anni cinquanta e sessanta (vedi film), ma dietro la sua realizzazione ci sono due dei massimi esponenti di quel ventennio così prolifico in tutti i sensi per il nostro cinema: Pietro Germi e Mario Monicelli.
Al primo, infatti, si deve il progetto, purtroppo interrotto per la cirrosi epatica che ne causò la morte nel 1974 (paradossalmente nel primo giorno di riprese), e al secondo la solita, impeccabile regia, arrivata nelle sue mani dopo la direzione di capolavori assoluti come I soliti ignoti (1958) e L'armata brancaleone (1966), ad avviso di chi scrive senza dubbio le due commedie più belle e riuscite del cinema italiano.
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