È un Paolo Sorrentino differente quello di È stata la mano di Dio, e non potrebbe essere altrimenti.
Il regista, per sua stessa ammissione, lascia gli "orpelli", rinuncia a gran parte del suo cinema raffinato ed estetizzante, e, complice la materia trattata, affida tutto al racconto, alla sceneggiatura, alla recitazione: la mdp fa un passo indietro e la si nota raramente. In tal senso, È stata la mano di Dio è, a vent'anni di distanza, la pellicola più vicina a L'uomo in più (2001), esordio folgorante del suo regista (trailer).