Il film di Robin Campillo, vincitore del Gran premio della giuria al Festival di Cannes, riesce a scuotere profondamente chi lo guarda e i silenziosi titoli di coda scorrono bianchi su fondo nero come un necrologio davanti agli spettatori che restano impietriti o si asciugano le lacrime in sala.
120 battiti al minuto (trailer) è un pugno nello stomaco, poetico e pienamente politico, dall'inizio alla fine. La storia è quella che ad inizio anni '90 vede protagonista Act Up Paris, l'associazione contro l'AIDS sorta nel 1989 nella capitale francese sul modello di quella statunitense (1987), e racconta le vicende di un gruppo di attivisti che la compongono, tra cui si distinguono Thibault (Antoine Reinartz), Sophie (Adèle Haenel), Max (Félix Maritaud), Nathan (Arnaud Valois) e, soprattutto, Sean (Nahuel Pérez Biscayart), uno tra i più combattivi e coraggiosi, ma anche colui che vivrà sulla propria pelle l'evoluzione del virus...
120 battiti al minuto (trailer) è un pugno nello stomaco, poetico e pienamente politico, dall'inizio alla fine. La storia è quella che ad inizio anni '90 vede protagonista Act Up Paris, l'associazione contro l'AIDS sorta nel 1989 nella capitale francese sul modello di quella statunitense (1987), e racconta le vicende di un gruppo di attivisti che la compongono, tra cui si distinguono Thibault (Antoine Reinartz), Sophie (Adèle Haenel), Max (Félix Maritaud), Nathan (Arnaud Valois) e, soprattutto, Sean (Nahuel Pérez Biscayart), uno tra i più combattivi e coraggiosi, ma anche colui che vivrà sulla propria pelle l'evoluzione del virus...