"Che mondo di merda!" Con questa frase lapidaria (è proprio il caso di dirlo per un film sugli zombie) si chiude l'ottimo b-movie d'autore, di un regista mai banale che, anche nella parodia, ci regala momenti eccezionali. Jim Jarmusch, infatti, ha realizzato un divertissement che galleggia tra i Coen e i Monty Pyhton, un gran bel galleggiare... (trailer)
La canzone country di Sturgill Simpson che dà il titolo al film, Dead don't die, e che gli stessi personaggi definiscono "il motivo portante", ricorda le melodie di tante colonne sonore degli autori di Fratello, dove sei?, così come l'isolatissima cittadina di provincia di Centerville potrebbe essere la perfetta ambientazione di un loro film, e poi c'è uno dei loro attori feticcio, Steve Buscemi, che interpretando Frank torna alla sua maschera più riuscita, quella dell'ottuso repubblicano gretto e razzista. Stavolta entra in scena indossando un cappello rosso con la scritta "make America white again" mentre parla con l'afroamericano Hank (Danny Glover), davanti al quale compie persino un'altra gaffe, lamentandosi di un caffè "troppo nero per me" e provando a riprendersi con un "intendevo troppo forte".
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L'eremita di Tom Waits e quello di Michael Palin |
L'impassibilità di Ronnie è esilarante: ripete continuamente "qui finisce male", alternandola a frasi più articolate, come "questa cosa non finisce bene" o "tutta questa storia finisce male"; ed è lui che, dopo il tormentone su chi possa essere stato ad uccidere le prime vittime - "è stata una bestia selvatica... o diverse bestie selvatiche" - afferma senza scomporsi "io credo zombie... sai, non morti, spettri".
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Gli eventi sono collegati ad un cambiamento ben più rilevante: l'asse terrestre si è spostato, il fracking è la conseguenza di un pianeta che l'uomo sta deteriorando (polemica ambientalista), ma anche una certezza rispetto alla sua morfologia (ironia nei confronti dei movimenti terrapiattisti e complottisti in genere). Anche i tg, con l'inviata Posie Juarez (Rosie Perez), ripetono che la terra, uscita dal suo asse, sta rallentando la rotazione.
I morti viventi, come da tradizione, divorano gli umani, ma sono soprattutto interessati ai beni e alle abitudini da cui si sono dovuti distaccare morendo: fanno sport e ripetono ossessivamente "caffè", "centrifughe", "chardonnay", e persino "wifi" tenendo i cellulari in mano in cerca di campo.
L'aspetto cinefilo non può mancare, naturalmente, e Jarmusch in primis gli dedica un luogo specifico e un personaggio. Si tratta di Bobby Wiggins (Caleb Landry Jones), giovane nerd gestore della stazione di servizio di Centerville, che il corriere (RZA) chiama Bilbo Baggins o Frodo, e che ha il negozio tappezzato di locandine di film, tra cui cult dell'horror di ogni tempo, da La moglie di Frankenstein (Whale 1935) e L'uomo lupo (Waggner 1941) a La cosa (Carpenter 1982).
Ed è sempre lui che, indossando una maglietta con Nosferatu (Murnau 1922), parla con tre ragazzi che arrivano a Centerville (tra questi una è Zoe, interpretata dalla cantante Selena Gomez), dà precisi dettagli di Norma Bates e del suo hotel in Psycho (Hitchcock 1960), notando che la loro automobile, peraltro, è una Pontiac Le Mans '68, come quella de La notte dei morti viventi di George Romero (1968), la pellicola che ha dato origine al sottogenere horror sugli "zombie", cui lo stesso I morti non muoiono appartiene. Una curiosità: l'esemplare automobile, trovato in versione bianca, nonostante il film originale fosse in bianco e nero, è stata ricolorata in "Palmetto green" per fedeltà al modello usato da Romero.
I primi zombie, interpretati da Iggy Pop e dalla regista Sara Driver, emergono dalla terra con quella mano che fa capolino in superficie a dita aperte, invenzione De Palma inserì nel suo horror di culto Carrie (1976). Una delle lapidi, inoltre, riporta il nome del regista Samuel Fuller.
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Lo zombie Iggy Pop |
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Le stranezze di Zelda, notate da Mindy, però, vengono facilmente spiegate da Cliff, con un riduttivo "è scozzese!"
Bob, in disparte da tutto e da tutti, è il corifeo di questa divertente commedia: con lui il film inizia e finisce. È lui a vedere uno stormo di corvi alzarsi in volo (come non pensare a Van Gogh?) ed è sempre lui a prendersi una vendetta nei confronti di un personaggio che sembra averlo accusato ingiustamente, ma la verità non è mai così semplice...
In lui si nasconde il pensiero di Jim Jarmusch? Probabile, anche a giudicare dalla citazione di Moby Dick di Melville - "gli indicibili tormenti degli innumerevoli mortali" - riguardante l'aria terrena infettata dagli uomini che sono morti esalandola, che decontestualizzata appare perfetta per i non-morti rianimati, ma soprattutto per la frase finale che sembra detta proprio dal regista, convinto che il nostro mondo sia pieno di zombie materialisti e affamati di oggetti. Come dargli torto?
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