domenica 8 dicembre 2024

Quando la moglie è in vacanza (Wilder 1955)

Billy Wilder mette in scena il sogno di ogni uomo eterosessuale degli anni '50, quello di passare alcuni giorni con Marylin Monroe in cerca di compagnia e di leggerezza, e da questa situazione ne ricava una commedia cult, con una serie di espedienti narrativi che per tutta la durata del film negano al protagonista l'appagamento del desiderio, complice il codice Hays, in vigore fino al 1968. 
Uno dei grandi maestri della commedia brillante di Hollywood porta al cinema la pièce scritta da George Axelrod, che dal 1952 aveva spopolato a Broadway; riscrive la sceneggiatura con lui, uomo di teatro che per il cinema scriverà anche Colazione da Tiffany (Edwards 1961); ripropone lo stesso protagonista maschile della versione teatrale, Tom Ewell, che per il grande schermo aveva già lavorato con registi del calibro di George Cukor e Fritz Lang (trailer). A lui spetta vestire i panni di Richard Sherman, l'uomo medio statunitense messo a dura prova dall'arrivo nel suo piccolo condominio di un'irresistibile ragazza, in concomitanza con la partenza per le vacanze estive della moglie Helen (Evelyn Keyes) e del figlio Ricky, evidentemente Richard junior.
Una condizione che sin dal saluto alla stazione, con cui si apre la pellicola, pone Richard "a rischio": la sceneggiatura è chiara in questo, poiché tutti percepiscono quel periodo dell'anno come libero dai doveri coniugali, deputato a scappatelle e tradimenti. Tutti gli uomini accompagnano le consorti alla stazione e subito dopo puntano le più avvenenti ragazze, in una situazione che Wilder, per mostrare eterna, mette in parallelo con un buffo prologo ambientato nella stessa Manhattan, ma un secolo prima, con i nativi americani che salutano le proprie donne che si imbarcano mentre loro rimangono a pescare e a cacciare sull'isola, laddove però la caccia diventa immediatamente correre dietro a una bellissima squaw che passa subito dopo.
Nel caso del trentottenne Richard, la novità sarà rappresentata da una modella di 22 anni che viene da Denver, che fa servizi fotografici (una foto è pubblicata persino sul prestigioso US Camera) e spot di dentifrici in tv (il Brillident), svampita e sempre sorridente, che entra in scena come silhouette, oltre la porta smerigliata di ingresso al palazzo. L'entrata goffa, che necessita dell'aiuto maschile, inorgoglisce Richard, che riceverà continue conferme in tal senso, poiché la ragazza si produrrà in una sequela di danni, ma a lei si perdona tutto...
A narrare quanto avviene nelle giornate da single di Richard, la sua costante voce off che si ripete anche diegeticamente, poiché l'ansia della situazione lo porta spesso a pensare ad alta voce, in un continuo dialogo con lo spettatore che ricorda l'origine teatrale della storia.
Un caustico Billy Wilder gioca sulle abitudini del matrimonio, sull'appiattimento del rapporto stabile e sulla necessità di un semel in anno licet insanire, qui declinato al sesso e al lato passionale di ogni persona. E, in questo, per quanto oggi la pellicola mostri i segni del tempo nella mentalità gerarchica e predatoria uomo>donna - basti pensare che la ragazza viene chiamata spesso doll e il fondoschiena di un'altra donna apostrofato come enorme barboncino -, evidenzia quanto gli Stati Uniti siano più avanti rispetto agli stessi anni alle nostre latitudini. Quando Richard parla dei vicini di casa, cita anche due ragazzi che fanno gli arredatori al terzo piano, alludendo evidentemente a una coppia gay, ma è ancora più sorprendente il personaggio interpretato da Marylin che, quando scopre la fede al dito di Richard, non solo non ci resta male, ma è persino entusiasta, abituata com'è a ricevere continue proposte di matrimonio: "con uno sposato è impossibile si caschi nel serio". E tra l'altro ci resta il dubbio fino alla fine che, mentre Richard vive il suo tormento, sia Helen in Maine ad avere la libertà di tradirlo con l'amico di famiglia Tom MacKenzie (Sonny Tufts).
Il rapporto tra Richard ed Helen, giunto al settimo anno di matrimonio (la "crisi" che in inglese diventa "prurito" e dà il titolo originale al film: The Seven Year Itch), è quello della coppia più stantìa, con la moglie che fa da mamma al marito, dandogli le regole da rispettare nel suo periodo di assenza, che dovrà essere senza alcol, senza fumo e, soprattutto, in attesa della telefonata serale che arriverà puntualmente alle 22.
Richard, dal canto suo, appena tornato a casa, sorride nella consapevolezza che ora avrà a disposizione tempi e spazi suoi ma, pur lanciando scarpe qua e là, come segno di un'infantile libertà riconquistata, si adegua al diktat muliebre, bevendo acqua tonica, mettendo sotto chiave la scatola delle sigarette e rispondendo all'immancabile telefonata, ma poi Bacco e tabacco torneranno in maniera prorompente quando ad essi si unirà anche Venere, ricomponendo la triade dei vizi più canonici.
Come tanti personaggi wilderiani, Richard Sherman obbedisce a uno schema sociale, quello borghese, che segue alla lettera, ma senza crederci: in fondo non sarà mai se stesso, dimostrandosi, com'è stato splendidamente riassunto, un eroe della "presa alla lettera" (Alessandro Cappabianca, Billy Wilder, L'Unità/Il Castoro 1995, p. 56). A ricordargli la sua colpa il portiere, il signor Kruhulik (nell'edizione italiana un improbabile signor Gaetano), che ammicca e si aspetta che Richard faccia come lui, che sta vivendo la medesima situazione, con la moglie lontana. L'uomo cerca complicità cameratesca, un sentimento che si trasforma in reverenza quando vede la donna che è nell'appartamento.
Inevitabili alcune riflessioni sui costumi sociali statunitensi, a partire dalla lunga vacanza familiare a cui il pater familias partecipa solo in parte, dovendo continuare a lavorare. Di fatto ciò che vediamo nella storia narrata è quello che in Italia, rincorrendo il modello a stelle e strisce, accadrà solo trent'anni dopo, quando la "villeggiatura" anche dalle nostre parti spesso prevedrà lo stesso schema: mariti per lunga parte dell'estate da soli in città, con mogli e figli al mare o in montagna. E lo stesso si dica anche per le innovazioni tecnologiche, con Richard che si vanta di avere l'aria condizionata in ogni stanza dell'appartamento, persino in bagno, e Marylin che adora quell'appartamento soprattutto per questo.
Tanti gli elementi che oggi ci restituiscono il contesto di quegli anni, a partire dal piccolo Ricky, che alla stazione è vestito da astronauta, con tanto di casco che permette la gag dell'impossibile bacio tra padre e figlio, ma che è simbolo del grande momento delle spedizioni nello spazio, che quattordici anni dopo porteranno l'uomo sulla luna, e che ha i suoi riflessi anche nel cinema con l'esplosione del genere fantascientifico.
Richard lavora per una piccola casa editrice, il cui obiettivo è sessualizzare tutto, a partire dai titoli e dalle copertine dei libri. Così Piccole donne diventa Il dormitorio delle vergini e uno dei libri di prossima pubblicazione sarà il saggio psicologico del dottor Brubaker (Oscar Homolka), personaggio dall'accento tedesco che scimmiotta ovviamente Sigmund Freud, incentrato sulle pulsioni e le patologie sessuali, anch'esso sessualizzato dal titolo Sex and violence
Il cinema del passato è sempre presente in Billy Wilder, Quando la moglie è in vacanza non fa eccezione e propone una serie di sequenze che uniscono grande inventiva a puntuali rimandi cinefili. Richard, per esempio, immagina di parlare con la moglie in terrazza - che appare in trasparenza per delinearne la natura irreale - e millantando il proprio fascino con altre donne che lo troverebbero irresistibile, oltre a scatenare le risate di Helen (che quindi lo ridicolizza anche nella sua immaginazione!), attiva un ulteriore livello immaginifico.
La scena parodistica di Da qui all'eternità
Nei pensieri successivi Richard "subisce" la dichiarazione d'amore della propria segretaria, i baci appassionati di un'infermiera che viene strappata dal suo letto dai colleghi, ma soprattutto si rotola in riva al mare con un'amica della moglie in una riproduzione della celeberrima scena che due anni prima avevano interpretato Burt Lancaster e Deborah Kerr in Da qui all'eternità (Zinnemann 1953). Non a caso, l'evanescente immagine di Helen proprio qui lo deride ulteriormente e, dopo avergli detto che legge troppi libri e vede troppi film, rincara la dose con un eloquente "hai iniziato a fantasticare in cinemascope e in musica stereofonica?" (e non va dimenticato che Quando la moglie è in vacanza uscì in sala proprio in cinemascope, che fu utilizzato per la prima volta al Roxy di New York nel 1953).
Allo stesso modo, quando Richard mette su un Lp con il Secondo concerto per piano di Rachmaninov, nella sua fantasia Marylin gli appare con una mise che tanto ricorda quella di Rita Hayworth in Gilda (Vidor 1946) (vedi). E poi, quando immagina la moglie in pieno flirt con Tom MacKenzie, lo fa in maniera cinematografica, vedendoli su un carro di fieno, un topos dei film "campagnoli", di cui Lubitsch e Stroheim avevano girato ottimi esempi, senza dimenticare che solo un anno prima era uscito un musical a tema di grande successo come Sette spose per sette fratelli (Donen 1954).
E ancora, la sera in cui Richard e la sua temporanea vicina escono per andare a cena e al cinema, vanno a vedere Il mostro della laguna nera (Arnold 1954), prima che da una grata del marciapiede, il vento provocato dal passaggio della metropolitana le alzi la gonna, in uno dei momenti più iconici della settima arte tutta. Marylin è così enorme come personaggio che Billy Wilder non solo non dà un nome al suo personaggio, ma sfrutta questa cosa anche metacinematograficamente, poiché in sceneggiatura fa dire a Richard che per assurdo la donna in cucina potrebbe persino essere Marylin Monroe... e il gioco è fatto!
La serata e una notte passata tra le stesse mura scatena i sensi di colpa di Richard, che dopo essersi guardato allo specchio sentendosi come Dorian Gray, immagina la catastrofe di essere scoperto, con la sua fantomatica relazione che diventa di dominio pubblico perché raccontata in televisione dalla stessa modella. L'immaginazione degenera fino alla visione della propria morte, colpito dagli spari di una vendicativa Helen, al grido di "le mogli d'America mi daranno una medaglia", mentre lui si difende con la frase che dall'inizio del film lo spettatore ha ben chiara in mente: "come si fa a essere gelosi di un impiegato che sta mettendo pancetta e alle nove si addormenta?".
Il "delitto" si consuma sulla scala del loro appartamento, una strana scala interna che non porta in nessun luogo, come in una composizione di Escher, ma che in realtà è ciò che rimane della vecchia sistemazione su due piani dell'abitazione e, una volta eliminati quattro chiodi, apre un collegamento diretto e segreto con la ragazza al piano di sopra. E così la scala diventa quella di Giacobbe, una sorta di via per il paradiso, e in effetti vedere scendere da lì Marylin con martello e chiodi in mano è una versione profana degli angeli che salivano e scendevano nella visione del patriarca ebraico. Eppure tra i due non succederà nulla, se si escludono i baci affettuosi che la ragazza dà a Richard, che sanno di quell'amicale quotidianità che si ripete quando fa la doccia nel bagno del suo vicino o prepara la colazione prima che lui si rechi in ufficio.
Tra loro la passione non è altro che goffaggine. Il tentativo di Richard di baciare la ragazza mentre sono al pianoforte è un fallimento: l'uomo non solo non riuscirà a riprodurre la sua fantasia, ma anzi, cadrà con lei dopo aver suonato a quattro mani "le tagliatelle", preferita di gran lunga all'impegnativo Rachmaninov che la modella si vanta di riconoscere come musica classica ("l'ho capito perché non cantano"). E proprio relativamente a questo episodio, lo psicanalista Brubaker pronuncia una battuta che oggi sarebbe ovviamente inaccettabile, in cui consiglia a Richard di non pensare all'omicidio dell'amante dal momento che non gli è riuscita nemmeno una "semplice violenza" (sic).
In fondo il regista, assecondando il codice Hays, ottiene un altro grande risultato: quello di non indispettire il pubblico maschile, poiché in fondo la frustrazione di chi è in sala è la stessa del protagonista che ripete "nessun uomo è un'isola", ma in maniera non troppo convinta. L'identificazione e l'empatia tra spettatori e personaggio è salva! Anche sfruttare a proprio vantaggio le limitazioni della censura è un segno della grandezza di un regista come Billy Wilder!

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