Grande commedia tagliente sulla provincia italiana, strutturata in episodi che approfondiscono e denunciano la mentalità benpensante e ipocritamente eticizzante di quegli anni.
Pietro Germi, maestro al pari di Antonio Pietrangeli nell'analisi di quella società, di fatto realizza un film che sensibilizza la collettività sull'allora attualissima questione aperta del divorzio, allora ancora non legale (in questo senso basti pensare soprattutto al successivo Alfredo Alfredo, 1972).
Il film si apre con delle riprese dei tetti di Treviso, circoscrivendo il contesto d'ambientazione delle tre storie, pur se le targhe delle automobili riportano l'inesistente sigla RZ per comprensibili motivi di opportunità.
Germi prosegue presentandoci i tanti protagonisti delle vicende narrate, per lo più appartenenti ad un gruppo di amici che si ritrovano in un bar in piazza dei Signori, dove si chiacchiera del più e del meno, si adocchiano le passanti e si sparla degli assenti, proprio come ne I vitelloni (Fellini 1953), costante precedente e modello cinematografico per chi in quegli anni affrontasse la vita in provincia, spostando l'attenzione da Rimini ad una delle tante altre città italiane.
Nella prima storia il medico Giacinto (Gigi Ballista), sposato con la giovane, bella, ma svampita Noemi (Beba Loncar), riceve la confidenza dell'amico Toni Gasparini (Alberto Lionello), che gli rivela di "non essere più un uomo da tempo", ma solo come tattica per riuscire in un'impresa altrimenti impossibile e che, dopo una festa tra amici, non farà felice Giacinto...
Nella seconda l'annichilito ragioniere Osvaldo Bisigato (Gastone Moschin), sposato con Gilda (Nora Ricci), un'insopportabile donna che lo ritiene un uomo inutile e di fronte alla quale ormai utilizza il 'rimedio' dei tappi alle orecchie, mentre significativamente legge Le affinità elettive, è innamorato della dolce Milena (Virna Lisi), la cassiera del bar frequentato da tutto il gruppo di amici. Tra i due inizia una relazione che farà tanto parlare in città, mentre Gilda, ferita più nel suo ruolo sociale di moglie che dall'abbandono del marito a ogni telefonata risponde "mio marito non c'è, è scappato con una puttana"...
Nella terza una giovanissima ragazza compiacente si prostituisce per ottenere in cambio delle scarpe nuove, del cibo, dei vestiti, delle medicine e addirittura per una visita medica. Naturalmente a beneficiare delle sue decantate 'grazie' sono alcuni dei protagonisti, attraverso un pronto passaparola: il venditore di scarpe Lino Benedetti (Franco Fabrizi), Giovanni Soligo (Quinto Parmeggiani), il già citato medico Giacinto, ecc. Lo scandalo, una volta esploso, verrà messo a tacere, corrompendo il padre della ragazza e il giornalista che aveva fatto i nomi degli uomini coinvolti.
Il risultato finale è la resa vivida di uno spaccato sociale perfettamente delineato grazie ai numerosi personaggi, alcuni dei quali sono spesso ridotti a poco più che comparse, ma così ben ideati da meritare ben altro spazio... (oggi diventerebbero degli spin-off).
Basti pensare all'algida Ippolita Gasparini (Olga Villi), moglie di Toni, donna 'irreprensibile', che raccoglie fondi per beneficenza, si accompagna sempre a monsignor Schiavon (Virgilio Scapin), gestisce le questioni morali della comunità, compresa la separazione della cugina Gilda abbandonata da Osvaldo, ma che alla fine non disdegna di concedersi al contadino Bepi Cristofoletto, padre della sedicenne del terzo episodio, pur di far ritirare la denuncia contro chi ha approfittato di lei: la salvaguardia del buon nome della comunità d'appartenenza è più importante del proprio corpo...
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Un discorso a parte meriterebbero gli uomini: dal chiaccherone Giacinto, vanaglorioso e sempre pronto alla battuta di spirito, al dimesso ma strategico Toni; da Osvaldo, che sfoga nell'amore per Milena anni di repressione di una vita coniugale insoddisfacente, a Lino, perfetto mascalzone interpretato da Franco Fabrizi che di fatto ripete proprio il suo eterno bambino Fausto de I vitelloni. Un personaggio minore, però, merita un discorso a parte: è Scarabello (nel film pronunciato nella forma dialettale Scarabeo), il logorroico membro del gruppo, che durante la festa tutti cercano di evitare per non rimanere invischiati in conversazioni indesiderate e che chiude il primo episodio cantando nottetempo con Giacinto E lucean le stelle per la strade di Treviso. A lui uno spin off in qualche modo gli è stato dedicato, ma decenni dopo, quando Carlo Verdone ha inserito il personaggio di Postiglione in Compagni di scuola (1988), di fatto la trasposizione anni '80 di Scarabello.
In Signore & Signori non si salva nessuno, tutti mostrano le proprie debolezze: le donne, gli uomini, i mariti, gli scapoli, i rappresentanti della Chiesa (su cui Germi non è mai tenero), le forze dell'ordine), i liberi professionisti, i contadini, ecc. ce n'è per tutti, soprattutto perché seguire la morale comune nella vita reale, sembra precisare Germi, è praticamente impossibile e tanto, tanto noioso...
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