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La sua fisicità unita alla voce dell'indimenticato Ferruccio Amendola hanno generato il mito, un personaggio cult le cui battute, non esattamente edificanti, sono state mandate a memoria da diverse generazioni di ragazzi soprattutto romani, ma non solo.
Eppure la carriera di Tomas Milian è disseminata di lavori ben più rilevanti che vale la pena ricordare.
Nato a L'Avana, Tomás Quintín Rodríguez Milián, visse l'infanzia in anni che segnarono il passaggio dal regime di Machado al colpo di stato di Batista e durante i quali assistette anche al suicidio del padre.
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In Boccaccio '70 con Romy Schneider |
Da lì in poi una miriade di film in Italia, con diversi registi, come Alberto Lattuada (L'imprevisto, 1961), Nanni Loy (Un giorno da leoni, 1961), Luchino Visconti (Il lavoro, in Boccaccio '70, 1962), Pasolini (La ricotta, in Ro.Go.Pa.G., 1963), Renato Castellani, Sergio Corbucci, Gianni Puccini, Francesco Maselli, Valerio Zurlini.
Raffaello e Michelangelo ne Il tormento e l'estasi |
Fatta eccezione per queste poche sortite "straniere", Tomas Milian in quegli anni rimase un volto del cinema italiano e partecipò ad altri film d'autore come Beatrice Cenci (Fulci 1969), I cannibali (Cavani 1970), L'amore coniugale (Maraini 1970).
Il successo, però, arrivò con i due generi di maggior successo di quegli anni: lo spaghetti-western e i polizieschi. Tra i primi Bounty killer (Martin 1966) La resa dei conti, Corri uomo corri (S. Sollima, 1967 e 1968); tra i secondi Banditi a Milano (Lizzani 1968), Milano odia: la polizia non può sparare, Il giustiziere sfida la città, Roma a mano armata (Lenzi 1974, 1975 e 1976), La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide (Martino 1975).
Sull'onda del successo poliziesco, nel 1976 nacquero i due personaggi "poliziotteschi" più popolari della sua carriera, spesso fusi in uno solo da gran parte del pubblico, anche perché caratterizzati dallo stesso linguaggio vernacolare e da una simile iconografia costituita da look trasandato, capelli e barba lunghi e l'imprescindibile tuta da meccanico abbinata a scarpe da ginnastica.
Er Monnezza è un ladruncolo, personaggio creato dallo sceneggiatore Dardano Sacchetti e dal regista Umberto Lenzi - e per interpretare il quale Milian si ispirò alla controfigura Quinto Gambi, pescivendolo di Tor Marancia -, che esordì ne Il trucido e lo sbirro (Lenzi 1976) per poi tornare ne La banda del trucido (Massi 1977), La banda del gobbo (Lenzi 1977), Il lupo e l'agnello (Massaro 1980).
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Con Viola Valentino in Delitto sull'autostrada |
Al di fuori dei due personaggi da cassetta, Tomas Milian dall'inizio degli anni '80 conobbe una seconda carriera, che lo portò a lavorare per Michelangelo Antonioni come protagonista di Identificazione di una donna (1982), per Abel Ferrara (Oltre ogni rischio, 1989), Damiano Damiani (Gioco al massacro, 1989), Tony Scott (Revenge, 1990), Sydney Pollack (Havana, 1990), Oliver Stone (JFK - Un caso ancora aperto, 1991), Steven Spielberg (Amistad, 1997), Steven Soderbergh (Traffic, 2000).
Le ultime sue apparizioni sono state in Roma nuda (G. Ferrara 2013), una miniserie ancora mai andata in onda sull'ascesa di un piccolo boss anni '70, in cui interpreta il vicequestore Paco Brigante, e Fugly (2014), una commedia del messicano Alfredo de Villa.
In Identificazione di una donna |
Tomas Milian, che ebbe anche un'esperienza come musicista negli anni '60 con il Tomas Milian Group costituito da lui e altri sei componenti romani, lascia un figlio cinquantatreenne, Tomaso, avuto dalla moglie Margherita Valetti morta nel 2012, dopo 48 anni di matrimonio.
La sua vita di eccessi, ma di lucida razionalità, che lo portò persino a rifiutare la parte in un film di Gabriel Garcia Marquez, l'ha recentemente raccontata nella sua autobiografia Monnezza amore mio (2014).
Addio Tomas!
Addio Tomas!
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