Consapevole che scegliere tra uno e l'altro significhi deludere una buona parte dei lettori, poiché i due Kill Bill dividono come tutti i grandi film il pubblico, credo che il primo sia difficilmente raggiungibile, e quindi in fondo superiore, ma che il secondo al tempo stesso non meriti il declassamento a film minore. Sicuramente diverso, con meno azione, meno ritmo forsennato, meno epica e meno musica travolgente, in favore di un andamento più lento e riflessivo, per quanto possibile in Tarantino.
Personalmente ho sempre considerato i suoi film come un ingresso al luna park e se Kill Bill 1 è paragonabile al più vertiginoso degli ottovolanti, Kill Bill 2 allora può essere associato ad una meravigliosa ruota panoramica.
Personalmente ho sempre considerato i suoi film come un ingresso al luna park e se Kill Bill 1 è paragonabile al più vertiginoso degli ottovolanti, Kill Bill 2 allora può essere associato ad una meravigliosa ruota panoramica.
Capitolo VII "La tomba solitaria di Paula Schulz". Il ritorno al tempo presente, e al colore, ci fa conoscere un altro personaggio importante, membro del seguito di Bill ai Due Pini, suo fratello Budd (Michael Madsen), un texano da copione, che vive in una roulotte e che lavora come buttafuori in un locale il cui gestore regala una perla della sceneggiatura: "di che cosa vuoi convincermi esattamente, che qui sei inutile quanto un buco del culo sul gomito?"
Tarantino, poco dopo, gira uno dei suoi leitmotiv tratto dall'iconografia western e che poi tornerà sia all'inizio di Bastardi senza gloria (2009) che alla fine di The Hateful Eight (2015): la Sposa attende Budd al di sotto delle assi di legno che costituiscono l'impiantito su cui poggia la sua roulotte. Il loro incontro è introdotto dalle note country e intradiegetiche di Satisfied Mind cantata da Johnny Cash, mentre Budd chiama la sua "ospite", con un altro tocco di ironia metacinematografica, "cowgirl" (Cowgirl - Van Sant 1993, aveva proprio Uma Thurman come protagonista).
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Capitolo VIII "I crudeli insegnamenti di Pai Mei". Per sapere come la Sposa potrà uscire da quella situazione, il montaggio va a pescare una storia molto precedente, quella in cui la donna, allora compagna di Bill, fu addestrata dal maestro Pai Mei. Così come il primo volume doveva molto all'immaginario giapponese, stavolta Tarantino ricorre a quello cinese: Bill suona musiche cinesi con il suo flauto, narra racconti su monaci Shaolin e descrive la tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita. Tarantino di fatto recupera la mitologia di una serie di film prodotti a Hong Kong (I distruttori del tempio Shaolin - 1977; Il clan del Loto Bianco - 1980). che vedono protagonista nei panni di Pai Mei l'attore Lieh Lo, lo stesso utilizzato per interpretarlo qui venti anni dopo. Anche in un momento così solenne, la sceneggiatura non manca di aggiungere ironia, così quando Bill lascia la futura Black Mamba davanti alla scalinata che porta all'abitazione di Pai Mei, alla domanda della donna "quando ti vedrò di nuovo?" risponde "è il titolo della mia canzone preferita degli anni settanta (il riferimento è ovviamente a When will I see you again - The Three Degrees).
Pai Mei, come ricorda Bill, "odia la razza bianca, disprezza gli americani e sopporta con fastidio le donne", e la lunga sequenza di addestramento successiva lo conferma, caratterizzandolo come un personaggio duro, inflessibile ed esigente. Tarantino non solo lo fa parlare in cinese, ma si lascia andare anche a zoom a scatti tipici del cinema di arti marziali.
Solo ora il montaggio può tornare alla tomba di Paula Schulz e, dopo un altro omaggio a Morricone (L'arena da Il mercenario - Corbucci 1968), all'uscita di Black Mamba, il cui braccio che dalla terra riaffiora in superficie è citazione da Carrie (De Palma 1976), ma poi riusato da tanti altri film horror.
Ultimo capitolo "Faccia a faccia". L'ultima sezione di Kill Bill 2 segna l'attesissimo incontro con Bill, anticipato da un dialogo tra Beatrix ed Esteban Vihaio (Michael Parks), il primo dei patrigni di Bill. A lui spetta una citazione cinefila, quando ricorda l'infatuazione che il piccolo Bill aveva per le donne bionde sin dai cinque anni, quando si succhiava il pollice ogni volta che veniva inquadrata Lana Turner durante Il postino suona sempre due volte (Garnett 1946).
Come ogni tragedia classica che si rispetti, il finale non può rinunciare all'agnizione e l'arrivo di Beatrix a casa di Bill non deroga a questa regola: la furia vendicatrice della donna sparisce di fronte a B.B. (come le iniziali dei genitori; Perla Haney-Jardine), che gioca col padre e urla "bang bang". Solo un caso che queste parole costituiscano il titolo della primo brano della colonna sonora del volume 1 o voluta circolarità? Difficile credere ai casi nelle pellicole di Quentin Tarantino... e basta arrivare fino in fondo per capire che anche il racconto di Bill davanti al fuoco non fosse poi così fine a se stesso.
Prima, però, c'è ancora il tempo per un flashback che racconta la crisi vissuta da Beatrix di fronte al test di gravidanza, ormai cinque anni fa, e il cambiamento sulla visione della propria vita, repentino come quello di Jules-Samuel Jackson in Pulp Fiction dopo essere sopravvissuto miracolosamente alle pallottole... e in effetti Beatrix esce da una situazione difficile con un monologo del tutto simile a quello che Jules fa davanti a Tim Roth nella tavola calda dell'illustre precedente.
Sì, forse Kill Bill 2 è un gradino sotto a Kill Bill 1, ma che gran film!
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