Il regista argentino a soli quarantacinque anni è già al suo ottavo lungometraggio - il primo è stato Mondo Grua (1999) - ed è naturale che i suoi ricordi della dittatura militare nel suo paese (1976-1983) siano legati alla televisione, che all'inizio della pellicola, infatti, ci mostra filmati d'epoca che segnano il passaggio dei tempi, da Videla a Galtieri fino alla sconfitta delle Malvinas e il ritorno della repubblica con l`elezione di Raul Alfonsin.
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Puccio si avvale soprattutto della collaborazione del suo secondogenito, Alejandro, che tutti chiamano Alex (Juan Pedro Lanzani), campione di rugby, sport della società bene, che frequenta molti rampolli delle famiglie più ricche di Buenos Aires... quelle che possono pagare gli alti riscatti chiesti da Arquimedes che, però, per non rischiare, dopo aver incassato, fa comunque uccidere le sue vittime.
La cosa più aberrante è come tutto questo avvenga in casa, dove la moglie Epifanìa (Lili Popovich) sembra voler coccolarsi i propri figli, altri quattro oltre Alex, senza curarsi troppo dell'attività del marito, che le garantisce di continuare a mantenere l'alto tenore di vita, e poco importa se il primogenito Maguila (Gastón Cocchiarale) è lontano da anni, se il terzo maschio, Guillermo (Franco Masini), approfitterà di un viaggio per non tornare più, e se delle due femmine, Silvia e Adriana (Giselle Motta e Antonio Bengoechea), la minore inizia a non tollerare le urla che vengono dalla cantina in cui le dicono che il padre "sta lavorando".
La 'normalità' della vita borghese prosegue senza scossoni, mentre l'inferno è nella stanza accanto!
Oltre a questa sequenza da manuale, non a caso scelta anche per l'agghiacciante trailer, Trapero sfrutta spesso la messa a fuoco, selezionando ciò che gli interessa evidenziare tra primo e secondo piano e dimostra di saper usare anche il montaggio (insieme ad Alejandro Carrillo Penovi), alternando il primo rapporto sessuale tra Alex e Monica (Stefania Koessl), la sua nuova ragazza, con uno degli omicidi del padre: eros e thanatos contrapposti sono un tema abusato, ma l'apparente violenza passionale dell'amplesso consumato in auto in contrasto con la freddezza della violenza reale rendono la scena un altro bel brano del film.
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Merita qualche parola anche la bella colonna sonora che, come è stato sottolineato, con i suoi pezzi anglofoni, rende la pellicola più internazionale, un elemento da non giudicare negativamente, ma anzi, possibilità di integrare tematiche rilevanti per il mondo intero con una cultura pop che aiuta a fargli varcare i confini nazionali.
La narrazione montata insieme a questi brani dà al film una connotazione scorsesiana che non guasta affatto: basti qui citare, oltre a pezzi argentini come Wadu Wadu dei Virus (1981), Sunny Afternoon dei Kinks (1966), Tombstone Shadow dei Creedence Clearwater Revival (1969), Into each life some rain must fall (Ella Fitzgerald) e, soprattutto Just a Gigolo (David Lee Roth), le cui note spensierate fanno da contrappunto ad uno dei rapimenti, in un contrasto tra video e sonoro degno di Quei bravi ragazzi.
Non perdetelo!
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