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La piacevole commedia - nessuno si aspetti più di questo, sia chiaro - è un omaggio al cinema e alla sua storia, un film di pura evasione che, però, mentre fa sorridere ricorda allo spettatore le pellicole di Woody Allen, di Ernst Lubitsch, di Howard Hawks.
Il titolo originale - She's Funny That Way - è stato inspiegabilmente stravolto dall'edizione italiana, e si riferisce alla protagonista, Isabella 'Izzy' Patterson (Imogen Poots), un perfetto personaggio alleniano, che vediamo per tutto il film davanti a quella che sembra essere la sua terapeuta (Ileana Douglas). Questa seduta-intervista fa da cornice narrativa a tutte le sue avventure che coinvolgeranno il resto dei personaggi.
Sin da subito Izzy racconta le cose e il suo modo di essere citando film classici e la regia accompagna le sue parole con alcune immagini in bianco e nero degli stessi (si riconoscono Lana Turner, James Dean e altri ancora). Il suo modo di pensare - proprio come quello di Bogdanovich - è per tipi cinematografici.
Entrare in sala per vedere questo divertissement di Bogdanovich, oggi probabilmente l'autore più cinefilo che ci sia, senza aver presente un pò di Hollywood degli anni d'oro, toglie gran parte del piacere che questo film può regalare. Un film per cinefili che, privato dei suoi continui rimandi al cinema del passato, rischia di apparire come una pellicola poco aggiornata. D'altronde, come precisa la battuta della sceneggiatura che meglio di ogni altra riassume l'essenza del film, "la memoria non è una videocamera".
Se Izzy è una Mighty Aphrodite meno svampita, Arnold è un inguaribile amante delle donne, che più del Charles Denner di Truffaut, ricorda gli arrovellamenti del Kenneth Branagh di Celebrity.
Divertentissimo il personaggio di Jane, interpretato da Jennifer Aniston, che si ritrova a fare la psicanalista solo perché lo è sua madre, una donna con seri problemi di alcol, e ne rileva l'attività come si farebbe con un negozio. Non avere alcuna competenza in materia, porta Jane a commettere i più terribili errori con i pazienti, ai quali si rapporta con un cinismo e un'intolleranza che non mantengono fede all'empatia con cui la madre aveva rassicurato i suoi pazienti del suo avvicendamento professionale con la figlia.
Due scene su tutte ricordano davvero una screwball comedy hollywoodiana: la prima si svolge in un ristorante, dove per caso si ritrovano quasi tutti gli attori, in un continuo susseguirsi di riconoscimenti e di sorprese inaspettate ma anche poco gradite; la seconda in albergo, dove le porte delle camere si aprono e si chiudono per nascondere quello che ovviamente non sarà un segreto per nessuno (proprio come nell'albergo de La guerra lampo dei fratelli Marx, per esempio, ma sarebbero diverse le commedie sofisticate con il medesimo canovaccio da citare).
Tutto il film, scritto dal regista insieme a Louise Stratten e pensato in origine per John Ritter, la cui morte ha rimandato l'intero progetto di circa dieci anni, è un continuo omaggio a Hollywood, sin dal racconto che Arnold ripete ad ogni sua conquista e che diventa un tormentone della storia: "scoiattoli alle noci", come Bogdanovich spiegherà allo spettatore, è tratto da un monologo che Charles Boyer recita a Jennifer Jones in Fra le tue braccia (Lubitsch 1946). Proprio Squirrels to the nuts sarebbe dovuto essere il titolo del film di Bogdanovich.
Sono un omaggio alla storia del cinema anche alcuni cameo: la madre di Izzy è Cybill Shepherd, icona anni '70-'80 (Taxi driver - Scorsese 1976, e la serie tv Moonlightning, forse i suoi ruoli più celebri), nonché per anni compagna di Bogdanovich; anche Tarantino compare sullo schermo e propone a Izzy una serata di cinema, guarda caso, a vedere tra gli altri Mancia competente.
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