«Quando penso a mia moglie penso sempre alla sua testa. Immagino di aprirle quel cranio perfetto e srotolarle il cervello in cerca di risposte alle domande principali di ogni matrimonio: a cosa pensi? come ti senti? che cosa ci siamo fatti?».
Con questa frase si apre e si chiude in una perfetta circolarità il film di David Fincher, tratto dall'omonimo romanzo di Gillian Flynn (2012), una storia d'amore (?) nella desolante e ambigua provincia americana, in cui i rapporti sociali, e tanto più il matrimonio, non sono mai quello che sembrano.
Finzione e verità, amore e odio, ricatti morali che non permettono di scegliere altre soluzioni, dipendenza economica e psicologica, si alternano senza soluzione di continuità, e lo spettatore resta invischiato in queste dinamiche senza poter parteggiare per nessuno dei protagonisti. Nessun personaggio è veramente positivo, e non è certo un caso che un avvocato paragoni la vicenda a quelle della serie tv Desperate housewives.
Finzione e verità, amore e odio, ricatti morali che non permettono di scegliere altre soluzioni, dipendenza economica e psicologica, si alternano senza soluzione di continuità, e lo spettatore resta invischiato in queste dinamiche senza poter parteggiare per nessuno dei protagonisti. Nessun personaggio è veramente positivo, e non è certo un caso che un avvocato paragoni la vicenda a quelle della serie tv Desperate housewives.
Amy Elliot (Rosamund Pike), infatti, potrebbe vivere pienamente a suo agio nella Wisteria Lane ideata da Marc Cherry ma, sposata con Nick Dunne (Ben Affleck) da cinque anni, vive in Missouri, dove i due si sono recentemente trasferiti da New York per stare più vicini alla mamma di Nick, gravemente malata. Proprio il 5 luglio, giorno del loro quinto anniversario, Amy, dopo aver preparato al marito una caccia al tesoro per il regalo del loro primo lustro matrimoniale, scompare, e tutti gli indizi sembrano essere contrari al marito...
David Fincher gira con grande maestria, ed è eccezionale nel creare tensione e suspense in un soggetto palesemente hitchcockiano: Nick, sempre stralunato, con un'amante ventenne, Andy, conosciuta tra le sue studentesse di scrittura creativa, sempre ignaro della vita di sua moglie, è un personaggio che si adatta perfettamente a tutta la vicenda che gli si svolge attorno in maniera imprevedibile e incredibile, ma soprattutto è il tipico protagonista alla Hitchcock, ossessionato in tutta la sua filmografia dalla strisciante sensazione di colpevolezza che colpisce gli uomini sia quando sono colpevoli che quando non lo sono, e c'è da dire che il non certo ampio spettro di espressioni a disposizione di Ben Affleck non nuoce ad un personaggio di questo tipo. La sua ottusità, peraltro, dettata anche dal forte sentimento nei confronti di Amy che si fa via via meno comprensibile con l'avanzare del film, non gli permette di capire bene gli avvenimenti costringendolo talvolta a reagire solo facendo ricorso alla violenza.
Fincher ha realizzato un buon film, il paragone con Hitchcock non può reggere, è chiaro, ma tiene incollati alla poltrona, e questo è certamente un merito, in un progetto che per alcuni versi ricorda quanto fece Robert Zemeckis con Le verità nascoste (2000), ricco di colpi di scena e di due grandi attori come Harrison Ford e Michelle Pfeiffer: stavolta non puntate troppo al protagonista maschile e andate sicuri sull'interpretazione di Rosamund Pike...
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