La figura di Alan Turing e la decifrazione di Enigma sono alla base del soggetto del film diretto dal norvegese Morten Tyldum e scritto da Graham Moore, che si è appena guadagnato l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, adattamento del libro Alan Turing. Una biografia di Andrew Hodges (1983). Sull'argomento era già stato girato da Michael Apted un lungometraggio (Enigma, 2001), ispirato al romanzo di Robert Harris Enigma.
Leggi la trama:
Siamo nel 1939 a Londra e la Gran Bretagna entra in guerra con la Germania, cosicché Alan (Benedict Cumberbatch), allora ventisettenne, si presenta a colloquio dal generale Denniston (Charles Dance) in cerca di matematici che possano decrittare Enigma, la terribile macchina in mano ai tedeschi di cui alla mezzanotte di ogni giorno vengono modificati i criteri crittografici. Alan si ritrova a lavorare in gruppo con altre persone della sua età, i migliori del Paese, ma il suo temperamento ai limiti dell'autismo non presuppone collaborazione, né empatia, ma solo razionalità. Tutto questo lo porterà ad attirarsi le antipatie degli altri, Denniston compreso, ma riuscirà comunque a diventare capo del manipolo di crittografi attraverso una lettera indirizzata a Winston Churchill, il diretto superiore del generale, riuscendo a farsi finanziare il progetto di creare una macchina che possa decrittare sistematicamente ogni messaggio tedesco.
Naturalmente in piena armonia, o quasi, il gruppo riuscirà nell'impresa impossibile, ma per evitare che i nazisti se ne accorgano, dovranno mantenere il segreto e scegliere quando agire per boicottare una missione tedesca e quando invece lasciarli fare per non destare sospetto.
__________________________
Il film di Tyldum sembra una fiaba per scolaretti. Tutto, ma proprio tutto, viene spiegato didascalicamente come in un sussidiario, con semplificazioni davvero eccessive. Solo per fare un esempio, la difficoltà della decrittazione di Enigma viene resa attraverso l'ossessiva ripetizione da parte dei personaggi della cifra statistica che la governa, costituita da 159 milioni di milioni di milioni di combinazioni (uno di loro precisa persino che la cifra è a diciotto zeri!).
Anche il momento dell'eureka con cui scatta la scintilla della soluzione nel protagonista, è trattato da Tyldum con un sensazionalismo tipicamente hollywoodiano, nel senso deteriore del termine: la sequenza è ambientata in un pub e un semplice scambio di battute con una centralinista, addetta a riportare i messaggi tedeschi, innesca una corsa di Turing verso il laboratorio, seguito da tutti i colleghi ignari del suo staff, degna del "si può fare" di Gene Wilder in Frankenstein Junior (Brooks 1974).
The imitation game si presenta come un film senza cinema, con una storia da narrare che andava resa appetibile al maggior numero di persone possibile: ne risulta che in fondo, la cosa più importante è quella che viene scritta in sovrimpressione nelle didascalie alla fine del film, che ricordano come la figura di Alan Turing sia stata riabilitata solo nel 2013 dalla regina Elisabetta II, a quasi sessant'anni dalla morte, facendone un martire dell'omofobia.
Tra tanti commenti super entusiasti…il tuoi mi fanno sentire meno sola!
RispondiElimina…e cosa dire di “su quella nave c’è mio fratello”…??
Camilla