Stavolta il progetto è un cinepattone sui generis che fa ridere e divertire, ma con una comicità decisamente diversa da quella a cui ci hanno abituato i nostrani film strenna e che, citando Stanis La Rochelle, il fantastico personaggio interpretato da Pietro Sermonti proprio in Boris, sono sempre "troppo italiani". A dire il vero, una delle principali critiche che si possono muovere a Ogni maledetto Natale è il suo romanocentrismo e, obiettivamente, una serie di battute rischiano di essere poco comprensibili al di fuori del Grande Raccordo Anulare, ma questo si può dire anche di tanto cinema toscano, napoletano, milanese, ecc. L'Italia del cinema è figlia dell'Italia dei comuni e dei campanilismi, ma questa è un'altra storia...
Leggi la trama:
Le clamorose differenze sociali complicheranno le cose alla giovane coppia, cosicché Massimo, rampollo dei Marinelli Lops, facoltosi industriali di prodotti da forno, raggiungerà la villa romana della sua famiglia per accettare la proposta, fino ad allora sempre rifiutata, di entrare in azienda, dove il grande problema da affrontare sarà l'organizzazione di un pranzo funestato dal suicidio di Jimmy, un collaboratore domestico filippino depresso...
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La semplicissima trama si snoda su un'altrettanto semplice struttura che contrappone, con evidente effetto comico, due mondi totalmente diversi: da una parte quello rurale della fantomatica Cucuia, in cui la famiglia Colardo è legata a consolidate tradizioni, dall'altra quello nobiliare e milionario dei Marinelli Lops, altrettanto autocentrati, ma su questioni inerenti i profitti e il bene dell'azienda di famiglia: entrambi, comunque, pressano i figli che non hanno nessuna intenzione di accettare la vita che gli impone il modello precostituito.
La sceneggiatura, seppure con alterni risultati, è ben scritta e, oltre alle continue gag e battute, è corredata di una cornice narrativa che dà inizio e chiude il film con dei commenti, recitati dalla voce off di Valerio Aprea, che la caratterizzano come una storia antinatalizia, che vede nel Natale una festa tragica (sin dalla presitoria!) in cui tutto si complica, soprattutto la vita di coppia: "può l'amore resistere al Natale? È molto difficile, ma pare che una volta qualcuno ce l'abbia fatta".
Impossibile, però, parlare del film senza celebrare gli attori che lo interpretano e che vestono tutti un doppio ruolo, uno per ciascuna parte della storia, eccezion fatta per i protagonisti Giulia Colardo e Massimo Marinelli Lops. Così Francesco Pannofino è sia Aldo, il padre impulsivo e dall'accento dialettale di Giulia, sia quello impostato di Massimo, Marc'Antonio; Laura Morante interpreta la mamma in entrambi i casi: Maria, una religiosa paesana sfiduciata dalla vita e che vuole sapere solo "quanno devo morì" a Cucuia, Ludovica, una tipica moglie d'industriale "indaffarata" in occasioni di beneficenza e pronta a piangere per le tragedie occorse agli altri, senza poi conoscere nemmeno il nome della persona coinvolta, a Roma; Corrado Guzzanti nella prima parte è lo zio Sauro, altro ruspante membro dei Colardo, dall'altra il filippino Benji, il personaggio su cui più degli altri si basa l'intera seconda parte della storia: un maggiordomo ossessionato dai legami di parentela della nobiltà romana, aziendalista fino al punto da considerare un semplice contrattempo il suicidio di un suo collega e connazionale (di fronte alla cui depressione ripete un concetto ben chiaro: "hai rotto il cazzo, il cazzo è rotto, hai capito?"), che rischia di rovinare il pranzo di Natale alla famiglia Marinelli.
Bravi anche Valerio Mastandrea, lo spassoso Tiziano, fratello di Giulia, di cui ricorda l'infanzia cagionevole ("ma te ricordi? 'A stavamo a buttà cor cane morto"), ma anche Baldovino, l'ultracattolico fratello di Massimo, trasferitosi in Brasile per seguire gli affari dell'azienda, nelle cui vesti dà il meglio di sé arrivando a riunire i bambini per farli riflettere sulla morte, e così Marco Giallini, lo zio Fano in Tuscia e il viscido Pier Silvestri a Roma, pronto a usare ogni mezzo per non rinunciare al pranzo natalizio; Caterina Guzzanti, la già citata Antonella che spera tanto che Giulia torni a casa, ma anche la stravagante e stordita sorella di Massimo, Tiziana, che gira vestita con una pelliccia per la villa blaterando frasi sconnesse.
Decisamente non la solita commedia natalizia...
Bravi anche Valerio Mastandrea, lo spassoso Tiziano, fratello di Giulia, di cui ricorda l'infanzia cagionevole ("ma te ricordi? 'A stavamo a buttà cor cane morto"), ma anche Baldovino, l'ultracattolico fratello di Massimo, trasferitosi in Brasile per seguire gli affari dell'azienda, nelle cui vesti dà il meglio di sé arrivando a riunire i bambini per farli riflettere sulla morte, e così Marco Giallini, lo zio Fano in Tuscia e il viscido Pier Silvestri a Roma, pronto a usare ogni mezzo per non rinunciare al pranzo natalizio; Caterina Guzzanti, la già citata Antonella che spera tanto che Giulia torni a casa, ma anche la stravagante e stordita sorella di Massimo, Tiziana, che gira vestita con una pelliccia per la villa blaterando frasi sconnesse.
Decisamente non la solita commedia natalizia...
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