mercoledì 20 novembre 2013

Crimini e misfatti (Allen 1989)

Un Woody Allen d'annata, un film dalla sceneggiatura pressoché perfetta e la cui storia è incentrata sui rapporti di coppia, le famiglie, i tradimenti e perché no, il senso della vita.

Protagonisti due triangoli amorosi, marito-moglie-amante, costituiti da ebrei altoborghesi newyorchesi: Judah (Martin Landau) - Miriam (Patricia Claire Bloom) - Dolores (Angelica Huston) e Cliff (Woody Allen) - Wendy (Joanna Gleason) - Halley (Mia Farrow).

Il primo triangolo è profondamente drammatico e Judah, pressato da Dolores, amante illusa dalle sue promesse, arriva ad ingaggiare un amico per "risolvere" definitivamente il problema. La prova di Landau è di altissimo livello, un concentrato di  ricordi, malinconia e soprattutto sensi di colpa, tipici del "suo background religioso", splendidamente sintetizzati nella bellissima sequenza in cui il personaggio vede la sua famiglia decenni prima seduta intorno al tavolo.
Il secondo triangolo, decisamente più leggero per la presenza di Allen, è in realtà un quadrato con Mia Farrow che oscilla tra Cliff, regista in perenne crisi creativa, e il fratello di sua moglie, Lester (Alan Alda), regista commerciale di successo.
I due triangoli si incroceranno solo nel finale, quando Martin Landau e Woody Allen, invitati alla stessa festa, si incontreranno, con il primo che racconterà le sue vicende come accadute ad un altro uomo: sentita oggi, buona parte della storia narrata da Judah corrisponde al soggetto di Match Point (2005)... Peraltro al giudizio di Cliff che dice che il colpevole dovrebbe costituirsi alla polizia, Judah risponde che la realtà è questa, per i finali a lieto fine basta vedere un film di Hollywood: Woody Allen, 26 anni dopo, non si piegherà al consiglio di Landau...

Tra le sequenze esilaranti, lo spezzone del documentario che Cliff sta girando sul cognato Lester, una vendetta in pellicola in cui l'affermato regista viene paragonato ad un cavallo e a Mussolini, ma anche quella in cui Barbara (Caroline Aaron), sorella del personaggio interpretato da Woody Allen, racconta al fratello la sua esperienza con un uomo conosciuto in seguito ad un annuncio per appuntamenti, terminato con la defecazione dell'uomo sulla pancia della donna immobilizzata al letto.
Martin Landau che prova a lasciare Dolores dice due battute che vanno inserite di diritto in tutto ciò che non bisogna dire a una donna che stai per lasciare: "hai perso il senso della realtà" e "Se hai perso qualche occasione lucrosa a causa mia, io potrei rifonderti".
Tra le migliori battute di un film che, come già detto, è scritto in maniera sublime:

"Difficile mettere d'accordo cuore e cervello... i miei non si danno neanche del tu".
"L'ultima donna in cui sono stato dentro è stata la Statua della Libertà".
"La mia unica lettera d'amore [...] l'avevo plagiata quasi tutta da James Joyce. Ti avranno sorpreso tutti quei riferimenti a Dublino".

Curiosità: Mia Farrow entra in scena con un enorme telefono cellulare, probabilmente tra i primi visti al cinema.
Nel film vengono citati diversi classici, soprattutto utilizzando come escamotage il rapporto tra Cliff e la figlia di sua sorella, Barbara, con cui ama andare al cinema. In un'altra sequenza, infine, Woody Allen e Mia Farrow ordinano cucina indiana e vedono l'eterno Cantando sotto la pioggia (Kelly - Donen 1953). 

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