giovedì 5 gennaio 2023

Il corsetto dell'imperatrice (Kreutzer 2022)

Impossibile sedersi in sala per guardare questo film e non pensare a quelli di Ernst Marischka (La principessa Sissi, 1955; Sissi - La giovane imperatrice, 1956; Sissi - Destino di una imperatrice, 1957).
Il confronto, però, pur se inevitabile, è improponibile. La trilogia degli anni '50, infatti, partiva dalla storia di un fidanzamento osteggiato che giungeva al matrimonio, in una versione fiabesca, quasi disneyana della biografia di Elisabetta di Baviera, un Romeo e Giulietta dal lieto fine; proseguiva con le difficoltà della vita di corte, e si concludeva con i viaggi per l'Europa e l'ostilità del nord Italia nei confronti della coppia di imperatori non riconosciuta. In tutti e tre, nei panni di Sissi, c'era una divina Romy Schneider, principessa bellissima, quasi sempre sorridente, nonostante le crisi e gli ostacoli da superare (trailer). 
Il film di Marie Kreutzer, invece, esteticamente bellissimo, è meno magniloquente, storico per quanto non filologico, dati gli eccessi attualizzanti che vedono la protagonista oltremodo ribelle e femminista ante litteram, con una Vicky Krieps, premio come miglior attrice a Cannes, da considerare sempre più stabilmente una delle migliori attrici al mondo. L'azione, peraltro, nella pellicola della regista austriaca, è limitata a circa un anno della vita di Elisabetta, dal dicembre 1877 all'ottobre del 1878, un'unità di tempo circoscritta collocata oltre vent'anni dopo il matrimonio con Francesco Giuseppe (interpretato da Florian Teichtmeister), già lontano dalla fiaba e molto in crisi.
Kreutzer tratta spesso l'imperatrice come una diva. La vediamo davanti a uno specchio tripartito, che siamo abituati a vedere nel camerino di un'attrice piuttosto che nella stanza di una regina; è ossessionata dalla propria età e pronuncia frasi che lo evidenziano, come "una persona a quarant'anni si dissolve, si scurisce come una nuvola".
Il regale ingresso dell'imperatrice, poi, dalle scale del giardino, è una perfetta scena da video pop: al ralenti, sale i gradini attorniata dagli splendidi cani e dalle servitrici, al suono di She was di Camille, che sarà il suo motivo identitario per tutto il film, fino ai titoli di coda, quando la vedremo ballare nel teatro di posa, con tanto di moderni maniglioni antipanico, in un altro momento che equipara la Sissi di questo film, in cui peraltro non viene mai chiamata così, alla Marie Antoinette di Sophia Coppola.
La sua ribellione, il suo essere fuori dagli schemi all'interno di una corte che è schema essa stessa per antonomasia, appaiono evidenti in molti momenti e raggiungono l'apice in una delle cene di gala ricche di personaggi di rilievo, durante la quale Elisabetta esce dalla sala e in maniera iconica, senza nemmeno girarsi, imbocca la porta alzando il dito medio rivolto alla platea.
Il suo ruolo di madre è sempre ben saldo, litiga col marito per questo, accusandolo di considerare i figli solo in base al loro ruolo nella successione, e ribadisce di essere l'unica responsabile della loro educazione per accordo matrimoniale, un nero su bianco a cui si aggrappa con ferocia, soprattutto quando Francesco Giuseppe l'accusa della morte della primogenita Sofia, avvenuta durante un viaggio nella "sua" Ungheria.
Persino i figli la giudicano perché troppo anticonformista: Rudolf le dice chiaramente che "tutte le volte che cedi ai tuoi impulsi non pensi al ruolo che ricopri" e anche la piccola Valerie, che si vergogna vedendola fumare in pubblico, non è tenera nei suoi confronti, "papà dice che non sai badare neanche a te stessa".
Nonostante la personalità dirompente, però, l'imperatrice resta fedele a suo marito e, pur se consapevole dell'intesa con il maestro di equitazione, in un'intensa scena è in grado di resistere a quella enorme tentazione, che poi deflagra nell'autoerotismo una volta immersa nella vasca da bagno, altro momento iconico della pellicola. La sua consapevolezza anche dal punto di vista sessuale è confermata più avanti, in una sequenza che la vede denudarsi davanti all'imperatore per soddisfare i propri bisogni, ma anche qui troppo audace per la mentalità del tempo (e forse anche per la realtà storica a cui Kreutzer non sembra molto interessata), fino a proporre ad una giovane donna di diventare l'amante di Francesco Giuseppe, quando lei si sentirà già troppo vecchia per lui.
E poi il suo rapporto con la duchessa ungherese Marie Festetics (Katharina Lorenz), la sua dama di compagnia, l'unica ad amarla per come è, con cui condivide turbamenti e momenti di difficoltà.
La regista austriaca insiste molto anche sull'impegno dell'imperatrice per l'ospedale psichiatrico di Vienna, dove sottolinea i casi di donne curate perché infedeli ai mariti o perché depresse per la morte di un figlio; le cure nelle vasche d'acqua bollente; la scoperta dell'eroina. In una delle sequenze in cui la donna usa la siringa per iniettarsi la nuova medicina, sulla parete di una stanza vediamo anche un po' di storia dell'arte, con una copia del Ratto di Elena di Guido Reni (Parigi, Louvre; Roma, Galleria Spada).
Elisabetta è amata dai sudditi, che però lamentano di vederla poco e di conoscerla dai ritratti.
Sissi non tollera tutta quella visibilità e, nei momenti di difficoltà, ha persino imparato a fingere di svenire. Eppure il suo nome viene celebrato anche in occasioni ufficiali dal testo del Kaiserhymne, l'inno di Joseph Haydn del 1797, divenuto poi inno della Germania nel corso del '900 e ancora utilizzato da dopo l'unificazione.
Tra le tante bellissime inquadrature, c'è quella della protagonista sdraiata a letto, ripresa dall'alto, con i cani sdraiati al suo fianco, in una sorta di Artemide potnia teròn, protettrice degli animali appunto, ma anche quella cinefila che la vede a cavallo, sull'amato Fire, con Kreutzer che mette la mdp sotto la pancia dell'animale, proprio come in Via col vento (Fleming 1939). E poi le diverse inquadrature a prospettiva centrale, che conferiscono uno stile classico alla pellicola.
C'è spazio anche per un po' di storia del cinema, con l'imperatrice che ama le foto e anche "la tecnica delle foto in movimento", quella che a suo avviso soppianterà la pittura, un'intuizione che rappresenta l'ennesimo elemento che la pone al di fuori del proprio tempo.
Ad un film bello, ben girato, dalla rilevante funzione sociale e politica, interpretato da una grande attrice, si può perdonare di essere un film storico che non rispetta più di tanto il contesto? Personalmente mi resta difficile, ma a ciascuno spettatore la risposta a questa domanda. L'esperienza estetica è indiscutibile! 

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