lunedì 17 febbraio 2014

Eyes Wide Shut (Kubrick 1999)

L'ultimo film di Stanley Kubrick non può essere considerato il suo miglior film, data la strepitosa sequela di opere che il regista statunitense ha lasciato alla storia del cinema, ma è stato sicuramente il più atteso, poiché la morte del suo autore è sopraggiunta una settimana dopo la fine del montaggio (poi ritoccato da Steven Spielberg).
Si tratta di un adattamento dal romanzo di Artur Schnitzler Doppio sogno, trasposto a New York negli anni Novanta del Novecento invece che a Vienna ad inizio secolo.
Ad interpretare la coppia protagonista il grande Stanley chiamò Tom Cruise e Nicole Kidman, allora coppia anche nella vita, che interpretano l'affermato medico Bill Harford e sua moglie Alice.
Il film va analizzato seguendone la trama nei dettagli.
La storia, che si svolge durante le festività natalizie in poco più di un giorno (con la sera precedente e la mattina seguente), inizia con i due che si preparano nella loro lussuosa casa per andare a una festa organizzata nella sua villa da Victor Ziegler (Sidney Pollak). Dopo aver lasciato con la baby sitter la figlia Helen, che chiede di poter rimanere alzata per vedere Lo Schiaccianoci di Tchaikovski in tv (dettaglio che specifica ancor meglio il livello socio-culturale della famiglia), Bill e Alice vanno alla festa dove passeranno il tempo lontani l'uno dall'altra.

La donna viene corteggiata, in buona parte lusingata ma non così tanto da cedere, da Sandor Szavost (Sky Dumont), un affascinante e attempato ungherese che, dopo aver saputo che è lì con il marito, la provoca pro domo sua: "Sa qual è il vero fascino del matrimonio? È che rende l'inganno una necessità tra le due parti", e poco dopo, "Sa perché le donne avevano fretta di sposarsi una volta? Era il solo modo per perdere la verginità. E poter fare tutto quello che volevano con altri uomini... quelli che desideravano davvero". Bill, invece, dopo aver incontrato Nick (Todd  Field), un vecchio compagno dell'università che ora suona il piano, si accompagna con due modelle finché il collasso della giovane Mandy, dopo aver assunto droghe facendo sesso col padrone di casa, lo costringe ad intervenire per risolvere la situazione.
Tornati a casa, i due protagonisti fanno l'amore: è il momento della splendida e famosissima sequenza, con la Kidman che si spoglia allo specchio sulle note di Baby, did a bad bad thing di Chris Isaak (che faceva da colonna sonora anche al trailer del film) e con Cruise che le se avvicina con affetto, senza la passione che la sensualità del momento suggerirebbe, e mentre viene abbracciata Alice guarda lontano, quasi pensasse a qualcun altro.
Dopo una giornata ordinaria, con Bill a lavoro e Alice "impegnata" nel fare i pacchetti per i regali di Natale, i due si ritrovano nella loro camera da letto e, prima di andare a dormire, si rilassano fumando marijuana ma, parlando della festa a casa di Ziegler, iniziano a litigare sulla voglia di tradimento e sugli istinti di uomini e donne: Alice, ingelosita dal comportamento di Bill, gli racconta di come due anni prima in un albergo sia rimasta infatuata da un ufficiale della Marina per cui avrebbe cambiato vita e confessa di aver fatto sesso con Bill pensando a quell'uomo e che da allora il suo amore per il marito è "più tenero e triste" (ora è più chiaro anche lo sguardo distolto durante la scena dello specchio). La discussione viene interrotta da una telefonata che informa Bill della morte di un paziente. Giunto nella casa, il giovane dottore trova Marion (Marie Richardson), la figlia del defunto, che gli dichiara il suo amore, ma Bill se ne va approfittando dell'arrivo del promesso sposo della ragazza, Carl.
Bill ha sempre in mente Alice che fa sesso in maniera molto coinvolgente con l'ufficiale della Marina: in questo stato emotivamente confusionale vaga per le strade di New York, si lascia abbordare da una prostituta di nome Domino e la segue a casa sua, chiedendo il "menu" delle prestazioni, ma dopo la telefonata di Alice, rinuncia al sesso, paga Domino e va via. Entra in un locale dove suona Nick Nightingale, un suo vecchio compagno dell'università, che ora fa il pianista, peraltro già incontrato alla festa di Ziegler. Nick gli parla di un giro di feste molto esclusive in cui gli invitati entrano con una maschera e una parola d'ordine: quella stessa notte ce n'è una dove andrà a suonare e la cui parola d'ordine sarà "Fidelio". 
Bill, eccitatissimo di poter partecipare a una festa di questo tipo, va da un paziente che ha un negozio di costumi, il Rainbow, ma trova un nuovo proprietario slavo, Milich (Rade Šerbedžija), che gli affitta costume e maschera, mentre la giovanissima figlia ninfomane (Leelee Sobieski) si mostra essere una piccola lolita, scovata dal padre nascosta nel negozio, mezza nuda e in compagnia di due orientali.
Bill va alla festa in taxi e, una volta entrato, viene avvicinato da una delle tante e bellissime donne nude e mascherate, che lo mette in guardia sul pericolo che sta correndo. Bill passeggia per le sale e vede tutto quello che succede: ritualità, sesso orgiastico e atmosfera da sabba. Si capisce la sua estraneità a quel consesso e viene processato sul momento: gli viene chiesto di togliersi la maschera e la parola d'ordine per partecipare oltre a quella per entrare. Non potendo rispondere viene allontanato dalla festa dopo che al suo posto si consegna al "gran maestro" la donna che aveva provato a metterlo in guardia.
Bill torna a casa e trova Alice che ha appena fatto un incubo: in un'isola deserta loro due nudi ma lei a disagio finché Bill non si allontana, cosicché Alice si trova nuda su un prato, quando arriva il marinaio dell'albergo, evidentemente la sua ossessione; dopo di che si ritrovava a far sesso con diversi uomini davanti allo sguardo del marito. 
La mattina seguente Bill cerca Nick, ma in albergo un receptionist palesemente gay gli dice che due uomini l'hanno portato via. Riporta quindi il costume a Milich, che però non si mostra più rigido nei confronti della morale della figlia, ma anzi ne propone le grazie a Bill che declina l'offerta (quello che era vero la notte non lo è più al mattino seguente).
Bill a lavoro continua a pensare alla festa della notte prima, cosicché esce dall'ufficio e va alla villa: mentre è lì davanti al cancello arriva un'auto da cui esce un uomo che gli consegna un biglietto che lo avverte di smettere di far ricerche sulla festa. La tensione sessuale e il suo desiderio inappagato continuano a tormentarlo: arriva così persino a chiamare Marion, ma non la trova, quindi va dalla prostituta Domino per portarle una torta, ma non è in casa e la coinquilina Sally, molto diponibile con lui, gli spiega che Domino è appena andata via dopo aver saputo di essere affetta dall'HIV. Bill compra un giornale che eloquentemente titola "Lucky to be alive" (riferito alla sua vita così in pericolo la notte prima?), in cui si dà notizia di una modella morta durante la notte per overdose. Va all'ospedale e trova Amanda Curran in obitorio. 
Lo chiama Ziegler e Bill lo raggiunge: l'amico sa tutto della sua notte, era lì alla festa e gli chiede cosa volesse fare, poiché era chiaro a tutti il suo essere fuori contesto, mettendogli una pulce nell'orecchio: tutto ciò che Bill ha visto poteva essere una messa in scena e anche la morte di Mandy non ha nulla a che vedere con gli eventi della notte. Bill torna a casa e trova la maschera che non aveva più trovato sul suo cuscino, a fianco al volto dormiente di Alice: scoppia in un pianto dirotto e racconta tutto alla moglie.
Al mattino dopo, in un centro commerciale dove i due protagonisti accompagnano la figlia per i regali di Natale, la vicenda si chiude con il loro ultimo ed eloquente scambio di battute: 
Bill "Alice, cosa pensi che dobbiamo fare?
Alice: "Che cosa dobbiamo fare? Che cosa penso io, non lo so. Penso che prima dobbiamo ringraziare il destino. Ringraziarlo per averci fatto uscire senza danno da tutte le nostre avventure. Sia da quelle vere che da quelle solo sognate".
Bill: "Sei sicura, senza danno?"
Alice: "Se sono sicura? Io lo sono solo tanto quanto sono sicura che la realtà di una sola notte, senza contare quella di un’intera vita, corrisponde alla verità".
Bill: "E nessun sogno è mai soltanto sogno".
Alice: "L’importante è che ora siamo svegli. E spero tanto che lo resteremo a lungo".
Bill: "Per sempre".
Alice: "Per sempre?"
Bill: "Per sempre".
Alice: "No, non usiamo quella parola. Mi spaventa. Ma io ti voglio molto bene. E sai? C’è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile".
Bill: "Cosa?"
La "quotidiana" convivenza di Bill e Alice
Alice: "Scopare".

Il film si chiude nel contrasto tra i festeggiamenti natalizi e la relazione sempre più in crisi di Bill e Alice che, dopo le esperienze vere o sognate dell'ultima notte, appaiono decisamente più consapevoli delle proprie vite e, forse, con una flebile speranza per il futuro. Quasi come amara ironia, tornano in mente le parole di una delle modelle con cui flirta Bill alla festa di Victor, che adulandolo gli dice che i medici piacciono tanto alle donne "Perché siete uomini, come dire... consapevoli. Ci capite...".
Di fatto, da persone estremamente superficiali, quasi catapultate per caso nella realtà, i due protagonisti hanno imparato a loro spese l'ipocrisia del matrimonio, forse vero tema conduttore della storia, a cui sembra ricollegarsi anche l'ossimoro che fa da titolo alla pellicola (Eyes wide shut = ad occhi completamente chiusi), così lontano dal Doppio sogno del romanzo. Eppure il "doppio" è certamente l'altro grande filone portante della storia, sia inteso come doppiezza (verità-falsità, realtà-sogno, l'idea di maschera tout court), sia come contrasto (basti pensare all'utilizzo dei due colori dominanti, rosso e blu saturi, che imperversano praticamente in ogni scena).
Kubrick è perfetto come sempre: segue i personaggi nei corridoi con la steady-cam in maniera ossessiva (quasi come seguiva il triciclo di Danny in Shining) e rende perfettamente il disagio della coppia e il loro darsi continuamente per scontati (basti pensare all'inizio del film, con la bellissima Alice-Kidman seminuda, completamente ignorata da Bill-Cruise, che ormai vede il corpo della moglie come un' "ovvia" presenza al suo fianco. Fotografia e scenografie sono maniacalmente impeccabili e maniacale è la scelta di tutti i dettagli: si sa, per esempio, della cura con cui Kubrick contattò diversi artigiani veneziani per la produzione delle maschere della festa; di come un film per cui erano previsti due mesi di riprese, giunse ad un periodo di lavorazione di due anni. E altrettanto maniacale è il riferimento ai suoi film passati: i già citati Lolita (per la figlia di Milich) e Shining (i corridoi attraversati con la steady-cam e il salone della festa di Victor), ma anche 2001. Odissea nello spazio (più volte si vede un'insegna con la scritta Bowman, nome del protagonista del capolavoro del 1969) e chissà quanti altri ancora.
Forse non il miglior Kubrick, ma che grandissimo film...

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