martedì 4 aprile 2023

Saluto a Ryūichi Sakamoto (17/1/1952 - 28/3/2023)

“Elettronica e Oriente, così conquisto il mondo” aveva detto una volta Ryūichi Sakamoto, uno dei più grandi interpreti musicali del cinema degli ultimi 40 anni.
Sakamoto è morto pochi giorni fa, sconfitto da un cancro che lo aveva colpito prima alla gola e poi al retto, a soli 71 anni. Compositore di altissimo profilo, amante di John Coltrane, dei Beatles, di John Cage, come musicista si è districato tra avanguardia, elettronica e synth pop, senza mai perdere di vista la musica etnica orientale e il jazz, una delle sue prime passioni. Oltre i circa venti album da solista, agli appassionati di cinema lascia 45 colonne sonore per il grande schermo, con alcuni indimenticabili capolavori.
Nella Yellow Magic Orchestra
Era nato a Tokyo nel 1952, dove aveva studiato pianoforte sin dall'infanzia e dove si era laureato in composizione all'Università delle Arti, specializzandosi in musica elettronica ed etnica.
Dopo aver inciso privatamente il suo primo album jazz nel 1976, Disappointment, nel 1978 esordì con Thousand Knives, grazie al quale si fece conoscere nell'ambiente musicale nipponico. Entrò così a far parte della Yellow Magic Orchestra costituendo un trio pop con Haruomi Hosono e Yukihiro Takahashi, che ebbe gran successo non solo in Giappone ma anche nel Regno Unito. Il gruppo si sciolse nel 1984, ma ormai la carriera di Sakamoto era decollata e aveva preso anche la strada del cinema.
Con David Bowie in Furyo
Nel 1983 era arrivata insospettabilmente quello che si rivelerà essere l'occasione della vita, quella a cui ancora oggi chiunque conosca un po' di storia della settima arte connette principalmente il suo nome. Nagisa Ōshima lo volle come co-protagonista del bellissimo Furyo, titolo che alcuni paesi europei preferirono come "prigioniero di guerra" all'originale Merry Christmas Mr. Lawrence. Ryūichi interpretava il capitano Yonoi che sull'isola di Giava, in piena Seconda guerra mondiale, si innamorava del prigioniero inglese Jack Celliers, a cui prestava il volto un eccezionale David Bowie. Sakamoto, naturalmente, realizzò anche la stupenda colonna sonora e ancora oggi la celebre Forbidden Colours, tra i brani più famosi ed emozionanti della sua produzione, di cui venne realizzata anche la versione con il testo cantato da David Sylvian (ascolta).
L'Oscar del 1988 per L'ultimo imperatore
Pochi anni dopo, l'altro punto fermo della sua carriera cinematografica, la colonna sonora de L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci (1987), realizzata insieme a David Byrne e Cong Su, che gli valse l'Oscar l'anno seguente. Dopo questa felice esperienza il sodalizio con il regista italiano proseguì e Sakamoto compose le colonne sonore de Il tè nel deserto (1990), per cui dichiarò di essersi ispirato al Requiem di Verdi, e Piccolo Buddha (1993), per poi passare in Spagna e a Tacchi a spillo per Pedro Almodóvar (1992). Negli anni '90 lavorò ancora per importanti pellicole giapponesi, realizzando le musiche di Topazu (Murakami 1992), e poi di nuovo per Oshima con quelle di Gohatto (1999). 
A cavallo del passaggio di secolo, le colonne sonore per due film di un altro maestro del cinema, come Brian De Palma, nel 1998 Omicidio in diretta e nel 2002 Femme fatale, le cui melodie riprendevano il Bolero di Maurice Ravel.
Nella sua attività lontana dal cinema, si ricordano l'album BTTB (1991), in cui evocava Claude Debussy e John Cage, ma anche la musica per la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi del 1992 a Barcellona. Nell'eclettica produzione del compositore nipponico c'è anche la musica - nonché la collaborazione alla sceneggiatura - per il videogioco L.O.L. - Lack Of Love per Sega Dreamcast, la console per cui Sakamoto aveva anche realizzato il suono di avvio (ascolta).
Dopo il diastro di Fukushima del 2011, poi, Sakamoto recuperò il suo attivismo, sopito dall'epoca dei movimenti studenteschi alla fine degli anni '60, schierandosi apertamente dalla parte del movimento antinucleare giapponese e organizzando il concerto No Nukes (2012), in cui riunì anche la Yellow Magic Orchestra.
Tra le ultime colonne sonore del compositore di Tolyo quella per Revenant di Iñárritu (2015), in collaborazione col chitarrista Bryce Dessner e col musicista tedesco Alva Noto (ascolta); quella per Nagasaki: Memories of My Son di Yoji Yamada.
Sakamoto, nella sua burrascosa vita sentimenale, si è sposato tre volte: la prima nel 1972, con Natsuko Sakamoto, da cui divorziò dieci anni dopo; la seconda nel 1982, con la musicista giapponese Akiko Yano, di tre anni più giovane, da cui si è separato nel 1992, divorziando solo nel 2006, anno in cui, dopo 14 anni di relazione, ha sposato Norika Sora, la sua manager. Ha avuto figli da tutte e tre le donne: una figlia da Natsuko; il 1° maggio del 1980, da Akiko Yano, è nata Miu Sakamoto, oggi affermata cantante J-pop; da Norika Sora gli ultimi due figli.
Il 12 agosto 1985 le redazioni di tutto il mondo avevano già dato la notizia della morte di Sakamoto, a causa di un incredibile scambio di persona che aveva confuso il nome di Ryūichi con quello di Kiu (leggi), peraltro anch'egli famoso musicista della generazione precedente.
Stavolta il nome è quello del Sakamoto più famoso, che ci ha lasciato non prima di aver pubblicato il suo ultimo album, 12, costituito da brani minimalisti in cui è inserito anche il suo respiro durante le cure degli ultimi tempi.
Addio maestro, l'idea che ora possa tornare a fischiettare con David Bowie Forbidden Colours ha attraversato la mente dei cinefili di mezzo mondo. E quell'idea, nonostante tutto, ci ha stampato un sorriso sulle labbra...

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