lunedì 31 ottobre 2022

Broker - Le buone stelle (Kore-eda 2022)

Hirokazu Kore-eda, dopo Le verità (2019), che lo aveva portato in Francia, resta lontano dal Giappone e gira questo film coreano, senza smettere di affrontare i temi che lo hanno reso famoso, la famiglia, le relazioni tra le persone, i sentimenti umani, con tanta empatia per i suoi personaggi e con un tocco leggero eppure così profondo da far scomodare importanti paragoni con un gigante come Yasuhiro Ozu (trailer).
Stavolta la famiglia protagonista è quanto di più lontano da quella tradizionale, ma la magia del racconto di Kore Eda, che firma anche la sceneggiatura, è che nonostante questo funzioni a meraviglia.
Il cineasta, che dopo la perdita della madre ha avuto una figlia, ha dichiarato che da allora si trova «a riflettere su cosa tenga unite le persone oltre ai legami di sangue. In Giappone l’idea di famiglia è strettamente connessa con il sangue, nessun’altra forma è riconosciuta socialmente, ma tutto questo sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi, così come gli stessi concetti di maternità e paternità». 
Se nel 2018, con Affare di famiglia, aveva vinto la Palma d'oro, quest'anno a Cannes ha visto vincere il premio come miglior attore a Song Kang-ho, il protagonista di Parasite.
La giovanissima So-young, ragazza madre con un passato difficile (interpretata dalla cantante IU, pseudonimo di Lee Ji-eun), abbandona un neonato a terra, davanti alla "baby-box" di un orfanotrofio, versione moderna e tecnologica della ruota degli esposti. A raccoglierlo è Sang-hyun (Song Kang-ho), un uomo che ha una lavanderia sull'orlo del fallimento e che decide di "arrotondare" provando a vendere il bambino insieme al suo amico Dong-soo (Gang Dong-won). So-young li rintraccia e inizia a viaggiare con loro alla ricerca di una coppia che possa garantire un futuro al piccolo, mentre la polizia inizia ad interessarsi al caso, inviando due detective a seguirne le vicende, Soo-jin (Doona Bae) e la sua partner Eun Joo (Lee Joo-young). Ai quattro si unisce anche un bambino più grande, che inizia a vedere nel neonato un fratellino minore...
È proprio grazie a questo bambino che anche lo spettatore inizia a percepire che quel gruppo, apparentemente così sgangherato, potrebbe in fondo essere la famiglia migliore per il neonato, ma anche per tutti gli altri, tanto più che le coppie che si propongono per il bambino non convincono mai.
Kore-eda gira bene come sempre e riesce a regalarci immagini rasserenanti anche raccontando storie di vita difficile e ai margini come questa. 
In un caso, però, l'immagine evoca anche altro. Una delle poliziotte, Soo-jin, ancora incredula che una madre possa abbandonare un figlio seppur in una condizione di indigenza, usa il dito medio per raccogliere un fiore caduto sul finestrino dell'auto bagnato dalla pioggia: il momento è poetico e sensuale allo stesso tempo e sembra decisamente rimandare all'autoerotismo e al dolore della donna di non aver avuto un figlio.
Tra le altre sequenze poetiche ci sono quelle sulle giostre, sulla ruota panoramica, in cui Dong-soo e So-young parlano di sé e il primo inizia a pensare che davvero quel gruppo di persone possa essere una famiglia, come sembra dimostrare il dettaglio del biberon smontato sul comodino quella notte stessa.
Proprio Dong-soo, peraltro, in una scena precedente, dice a So-young che ci vorrebbe "un ombrello molto grande che possa riparare due persone", probabilmente la battuta più bella del film e la metafora che racchiude tutta la dolcezza di questa ennesima grande pellicola del regista giapponese.

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