lunedì 31 luglio 2023

Fallen Leaves (Kaurismäki 2023)

Tra colori pastello e luoghi in cui sembrerebbe possibile solo l'angoscia esistenzialista di Munch o Kirchner, Aki Kaurismäki inscena una delle più sgangherate storie d'amore degli ultimi anni, in una Helsinki cronologicamente incollocabile, nella quale ci sono i juke box e le copertine dei vinili nei locali; le radio sono il mezzo più utilizzato per informarsi su ciò che succede nel mondo, ma allo stesso tempo ci sono i cellulari e internet, mentre un calendario segna l'anno 2024 (trailer).
Dopo un po' lo spettatore capisce di essere vittima dell'estro del regista finlandese e abbandonarsi affondando nella poltrona è la cosa migliore da fare, poiché di certo, nonostante la cupezza dell'atmosfera e la depressione dei personaggi, si riderà di gusto molte volte nel corso della pellicola.
Kaurismäki con Fallen Leaves, premio della giuria a Cannes, ci disorienta, non c'è dubbio, ma allo stesso tempo ci offre la sua coperta di Linus, fatta di tormentoni, colori, di alcol, di volti impassibili e di battute esilaranti.
Ansa (Alma Pöysti) è una donna impiegata in un supermercato con una scarsa vita sociale. La sua vita è fatta di una grigia routine quotidiana che, oltre al lavoro, le regala qualche ora a casa, in cui brucia cene precotte nel microonde e ascolta la radio, che peraltro diffonde notizie sulle guerre in Ucraina e Siria.
Qualche volta esce con un'amica, Liisa (Nuppu Koivu), e in uno di questi casi incontra Holappa (Jussi Vatanen), anche lui uscito con un amico, Huotari (Janne Hyytiäinen).
La sequenza del karaoke è irresistibilmente grottesca: la musica da extradiegetica si fa intradiegetica con l'ingresso della mdp nel locale e all'interno è tutto pienamente kaurismakiano. Ambienti vecchi e degradati, grassi avventori con le magliette degli ZZ Top, un palco su cui si alternano uomini e donne che partecipano al karaoke. In questo contesto Liisa e Huotari, molto più socievoli, iniziano a parlare, Holappa e Ansa si limitano a occhiate fugaci, cercando di non farsi notare dall'altro, in una sorta di colpo di fulmine trattenuto.
Eppure la conoscenza dei due è quantomai complicata. Tutto è reso difficile da anni di solitudine che hanno irrigidito i loro caratteri e reso irrinunciabili alcune abitudini. L'alcolismo di Holappa, che gli causa il licenziamento in diversi cantieri in cui lavora, non è un gran biglietto da visita per Ansa. Holappa, dal canto suo, davanti alle rimostranze della donna esclama a chiare lettere "non prendo ordini". Quasi una follia, a giudicare dalle parole rivoltegli da un amico, incredulo che una donna possa essere interessata a lui: "deve essere proprio disperata".
Ansa, ferita e sempre più cinica, arriva a dire a un'amica che i maiali sono più empatici degli uomini e, secondo il più classico dei luoghi comuni, a prendere un cane per donare a qualcuno un po' del suo affetto. Se a tutto questo ci si aggiunge il caso e la sbadataggine, con bigliettini persi, incidenti improvvisi e tanto altro, la loro storia sembra sempre più impossibile. Quasi come una chiosa a questa sensazione, anche la musica, cosicché da un duo di ragazze sentiamo cantare "tu mi piaci ma è me che non sopporto"!
Tante le battute caustiche che rientrano perfettamente nello stile a cui ci ha abituato il cineasta finlandese che, come sempre firma anche la sceneggiatura. Holappa spiega che beve perché è depresso ed è depresso perché beve... l'amico non può che commentare, con il volto impassibile, che si tratta di un circolo vizioso.
Gli ideali di Kaurismaki si vedono qua e là nei comportamenti dei suoi personaggi, e soprattutto nel momento in cui Ansa viene licenziata per aver preso un panino scaduto e invendibile per il supermercato. All'ottusità delle regole, esemplate dal volto e dall'espressione priva di acume dell'addetto alla sicurezza, fa da contraltare non solo la fierezza di Ansa, ma soprattutto la solidarietà delle due colleghe, che la seguono andando via dal supermercato, mentre una delle due ironizza in maniera tagliente: "danno la stessa paga alla mensa dei poveri".
Un indubbio fascino alla pellicola è dato dalla musica che accompagna i protagonisti all'interno dei locali, quella che cantano al karaoke, quella che ascoltano dal juke box, ma che ha anche le sue immagini nelle copertine dei dischi appesi alle pareti, o nei poster dei cantanti, come quello di Tom Jones, che vediamo alle spalle di Holappa mentre è al telfono.
L'idolo di tutti sembra essere Olavi Virta, che tra le altre interpreta in finlandese Mambo Italiano, che fa da canzone portante della pellicola.
Oltre la musica, si nota anche la cinefilia del regista che, dopo il primo caffè, fa andare Ansa e Holappa al cinema, dove vedono un film non esattamente romantico, I morti non muoiono (Jarmusch 2019), di cui anche noi vediamo lo spezzone in cui Adam Driver e Bill Murray uccidono zombie. A parte la grottesca e imbarazzante situazione tra i due, già comica di per sé, all'uscita del film altri spettatori si lasciano andare ad alcuni commenti cinefili e inappropriati, ma pronunciati con grande serietà, in pieno stile Kaurismaki, che fanno esplodere in risate fragorose: "mi ha ricordato Il diario di un curato di campagna di Bresson" (1951); "a me Bande à parte di Godard" (1964).
Vediamo anche molte locandine all'interno della scenografia, sia al cinema che nei locali, confermando che l'età dell'oro del cinema, per Kaurismäki, è sempre quella degli anni '40-'60: si va da Breve incontro (Lean 1945) a Pierrot Le Fou e Il disprezzo (Godard 1963 e 1965), fino a Rocco e i suoi fratelli (Visconti 1960), che campeggia sopra al tavolino di un pub dove siedono Holappa e Huotari.
Sul finale alla Chaplin, seppur rivisitato con delle stampelle che aumentano l'elemento grottesco a una triste quanto costante malinconia poetica e divertente (sic), non si può non commuoversi e applaudire al solito ottimo Kaurismäki!

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