mercoledì 22 marzo 2023

Gli spiriti dell'isola (McDonagh 2022)

Il regista londinese Martin McDonagh, che al suo ultimo lavoro aveva incantato con Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2022), scrive e gira un altro film che merita grande attenzione, vincendo come allora il premio per la migliore sceneggiatura alla Mostra del cinema di Venezia, stavolta bissato anche ai Golden Globe, dove si è aggiudicato anche il titolo di miglior commedia e di film con il migliore attore protagonista, Colin Farrell, che ha vinto anche in laguna. Alle otto candidature dei Golden Globe, con tre premi vinti, hanno fatto seguito le nove candidature agli Oscar, dove però il film è rimasto a bocca asciutta (trailer).
Gli spiriti dell'isola narra la storia di un'amicizia tra due uomini interrotta unilateralmente, senza spiegazioni, con gli inevitabili seppur irragionevoli scontri che ne conseguono, fino a diventare una tragedia sull'amicizia. Si tratta di un'allegoria della guerra civile irlandese - combattuta tra chi si accontentava della libertà sotto il controllo della Gran Bretagna e chi (l'IRA) la concepiva solo se figlia della totale indipendenza - che fa da sfondo alla vicenda ambientata nel 1923 e sull'immaginaria isola di Inisherin, inserita nel titolo originale, The Banshees of Inisherin.
Pádraic Súilleabháin (Colin Farrell) viene improvvisamente accantonato dal suo migliore amico, Colm Doherty (Brendan Gleeson), che alla sua comprensibile richiesta di spiegazioni riesce a rispondere semplicemente "non mi hai fatto niente, è che non mi vai più a genio". La sorella di Pádraic, Siobhán (Kerry Condon), con cui l'uomo convive, tenta di far accettare la situazione al fratello, che però non ne vuole sapere e fa di tutto per incontrare Colm, non certo un'impresa in un luogo così piccolo e provinciale, in cui un pub è il costante punto di ritrovo per tutti. Da qui a ottenere dei confronti costruttivi ce ne passa e Pádraic dovrà imparare sulla propria pelle che per comunicare proficuamente bisogna essere in due.  
Colm, che suona il violino e compone canzoni, vorrebbe la pace, o almeno questo dichiara alla sorella del vecchio amico, nella certezza che la gentilezza tanto celebrata e pretesa da Pádraic per i posteri sia secondaria alla musica, in un malcelato sogno di gloria che lo porti a guadagnare l'eternità attraverso la sua arte. In realtà non sa far altro che rispondere con la guerra e con la violenza alle pressioni di Pádraic, una guerra di cui non si capisce l'inizio e tantomeno se ne può comprendere il prosieguo, tra dita tagliate (e lanciate contro una porta come protesta autolesionista) e incendi dolosi.
Dolly, riprese dall'alto e panoramiche riprendono i paesaggi con colline erbose, la costa, il mare.
Già dalle prime inquadrature si respira l'Irlanda e, quando compare il pub con la sua inconfondibile birra scura e le scritte che pubblicizzano il whisky, l'atmosfera si fa completamente irish. Ed è proprio da quelle coste che a volte sentiamo e vediamo le esplosioni della guerra civile, che infuria sull'isola principale, lontano da Inisherin eppure così vicino, tanto da far dire a Dominic (Barry Keoghan), ragazzo ritardato considerato un po' "lo scemo del villaggio", di essere contrario "alla guerra e al sapone". Nonostante il provincialismo del luogo, tutti faticano a pensare di lasciare l'isola: la terraferma è uno spauracchio.
Pádraic, nell'impossibilità di avere un rapporto con Colm, si lega sempre di più proprio al giovane maltrattato anche dal padre, il poliziotto del paese, a cui peraltro spetta la battuta più irriverente e scorretta sull'inutilità della guerra civile: "ma non era meglio quando eravamo tutti dalla stessa parte e uccidevamo solo gli inglesi?"
L'essere vivente più vicino al protagonista, però, è l'asinella Jenny, che il regista sfrutta anche per un bel surcadrage che incornicia il volto di Pádraic tra le zampe e la pancia dell'animale.
Tutto appare simbolico, e a tratti fiabesco, nel film di McDonagh e tra i vari personaggi non può mancare la strega della tradizione nordica, una delle banshee, "le donne delle fate" della cultura irlandese e scozzese, in grado di leggere il destino degli uomini e di predire la loro morte. La signora McCormick (Sheila Flitton) raccoglie le confidenze di Siobhán e si aggira per l'isola identificandosi pienamente nel ruolo che la comunità le ha affibbiato, vestita con un lungo abito e con un bastone in mano.
Al fascino disorientante di questo film, tra atmosfere sognanti e allo stesso tempo grottesche, con accenti ai limiti dell'horror, che sconfinano nel dramma, contribuisce in maniera determinante la musica della colonna sonora composta da Carter Burwell, che inanella brani come Walking Home AloneNight falls in InisherinThe Mystery of Inisherin, My life in Inisherin e tanti altri, in cui flauto, motivi simili al suono del carillon e una sostanziale cupezza uniscono ancora di più i toni della fiaba con il thriller e l'horror. 
Un film da non perdere, probabilmente da vedere più volte, soprattutto nella sua versione originale. 

1 commento:

  1. Interessante... A me proprio non è arrivato questo film, l'allegoria mi è sembrata raffazzonata e poco riuscita. E due che i luoghi dove hanno girato il film mi affascinano di brutto!

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