martedì 14 febbraio 2023

Everything Everywhere All At Once (Kwan - Scheinert 2022)

I due registi statunitensi, Daniel Kwan e Daniel Scheinert, girano il loro secondo film insieme, dopo Swiss Army Man - Un amico multiuso (2016), sotto lo pseudonimo che unisce i loro nomi, Daniels, e creano una giostra vorticosa e caotica da cui si scende con le vertigini e tante, ma tante risate, con la sensazione di aver trascorso due ore e mezzo in un mondo che mescola i Monty Python e i fratelli Wachowski, con un tocco di estremo oriente (in cui si notano le origini asiatiche di Kwan), un territorio del possibile in cui "non ci sono regole", di questo si può star certi.
Everything Everywhere All At Once non dà tregua, è una pellicola dal ritmo forsennato, in cui il montaggio è dominante, alternando tempi, dimensioni e personaggi, che sembrano lanciati nella centrifuga di una lavatrice (trailer).
Uno specchio, la mdp entra da lì con un carrello in avanti e, dopo una doppia messa a fuoco, riprende Evelyn (Michelle Yeoh) seduta ad una scrivania. La donna gestisce una lavanderia, ha un marito e una figlia, e un padre molto anziano da accudire.
Una vita come tante, monotona, piena di incombenze, tra lavoro e famiglia. Andare a sistemare la propria posizione all'agenzia delle entrate, però, darà il via a una reazione a catena che trasforma quella "normalità" in qualcosa di straordinario, in cui la stessa Evelyn si ritroverà a difendere il Multiverso (l'Alphaverse) da una forza oscura, attraversando universi paralleli e incontrando diversi personaggi, spesso non riconoscendo nemmeno se stessa.
"Ogni minuscola decisione crea un universo divergente" e "ogni fallimento, ogni delusione, ti hanno condotta qui, a questo momento. Non permettere a nessuno di fermarti": sono queste le chiavi per entrare nel mondo creato dai Daniels, alla cui base c'è la meccanica di Hugh Everett III, il fisico statunitense che per primo parlò di multiverso nel 1957, ispirando tra i tanti anche un bellissimo episodio della indimenticabile serie di Rod Serling Ai Confini della Realtà (4x11 Dimensioni Parallele). 
Il marito di Evelyn, il tranquillo e non certo brillante Waymond Wang (Jonathan Ke Quan), è anche Alpha Waymond (Jonathan Ke Quan), versione di se stesso decisamente differente e superiore; suo padre le dirà "non sono tuo padre", poiché nell'Aphaverse è Alpha Gong Gong, un misto tra un membro della Spectre e l'indimenticato Dottor Stranamore di kubrickiana memoria; e sua figlia, Joy (Stephanie Hsu), adolescente impacciata e un po' nerd, nel Multiverso è invece la temibile Jobu Tupaki che si destreggia tra maiali e vibratori.
E nella storia, per poter monitorare tutto, esiste persino un'applicazione sul cellulare!
Tra i personaggi che restano nel cuore di EEAO c'è senza dubbio l'impiegata dell'agenzia delle entrate, Deirdre Beaubeirdre, interpretata da un'immarcescibile Jamie Lee Curtis, ancora pronta a scene d'azione che le permettono di essere una fantastica versione di se stessa di decenni fa con ironia e tanta energia. Mentre nella realtà ordinaria il suo personaggio è in grado di vedere in un mucchio di ricevute una storia, nell'Alphaverse la vediamo spostare scrivanie ed effettuare mosse di kung fu degne di Bruce Lee e Jackie Chan e pronunciare frasi come "sono le donne poco amabili come noi che fanno girare il mondo". Magnifica!
Le 'hot dog fingers' dell'Alphaverse
Pressoché impossibile spiegare cosa succede in un film come questo, in cui le altre dimensioni rappresentano con alcune vette immaginifiche e comiche che resteranno nel tempo. Si pensi alla guardia giurata che si lancia senza mutande su un piccolo trofeo dalla forma di un plug anale, ma soprattutto a quella in cui le persone hanno le "mani a hot dog", significativamente un luogo-non luogo al di fuori della mappa, momento esilarante assoluto, in cui il pubblico in sala rischia davvero le convulsioni sulla poltrona, tanto più che i Daniels trovano il tempo anche per la citazione cinematografica e ci mostrano i primati di 2001. Odissea nello spazio (Kubrick 1968) con le stesse dita allungate e flosce come würstel.
La cinefilia fa spesso capolino nel film e, oltre ai due capolavori kubrickiani citati, c'è spazio per La tigre e il Dragone (Lee 2001), Ratatouille (Pixar 2007), che diventa Lavatouille, un cuoco acrobatico che sotto il cappello ha un orsetto lavatore in testa a cui deve il nome; e così, il flashback in cui Evelyn e Waymond ricordano il momento del loro innamoramento è girato in stile Wong Kar Wai, soprattutto quello di In the mood for love e 2046, con Waymond che strizza l'occhio a Tony Leung, distinto e con la sigaretta in bocca. 
Jonathan Ke Quan come Tony Leung
Dietro di lui, quasi immobile, le auto e le persone scorrono velocemente nelle luci della notte, una bolla in cui i protagonisti vanno a velocità differenti rispetto al mondo circostante, che il maestro di Hong Kong ha saputo fissare splendidamente e che resta uno dei suoi tocchi di riconoscibilità autoriale.
In questo mondo "possiamo fare tutto ciò che vogliamo" confermano i personaggi e, ricordate, "i tagli con la carta riescono solo per caso".

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