lunedì 26 dicembre 2022

Rumore bianco (Baumbach 2022)

Noah Baumbach, dopo il bellissimo Storia di una matrimonio (2019), affronta di nuovo le dinamiche familiari in un disaster movie il cui attore principale è ancora l'ottimo Adam Driver. Stavolta, però, la famiglia protagonista non deve affrontare la propria disgregazione, almeno non da subito, bensì un fenomeno di impatto sociale, come un incidente con enormi conseguenze ambientali (trailer).
In anni di pandemia e di chiusura degli spazi sociali, il regista di Brooklyn, con questo film, che ha aperto la 79ª Mostra del cinema di Venezia, sembra volerci far riflettere su tutto questo andando a recuperare e adattando l'omonimo romanzo di Don DeLillo del 1985.
Jack (Adam Driver) e Babette Gladney (Greta Gerwig) sono una coppia al quarto matrimonio e hanno costituito una numerosa famiglia anche grazie ai figli avuti dai matrimoni precedenti. Lui è professore di storia del nazismo, ma prende lezioni di tedesco perché, nonostante gli studi fatti, non lo conosce.
Con un montaggio alternato Baumbach passa da una delle lezioni di Jack all'incidente di un grosso camion che trasporta materiali tossici e di un treno. La sequenza è molto bella e le inquadrature dall'alto riprendono il lungo convoglio che, dopo l'impatto, si dimena come un serpente nella campagna, prima di sprigionare le fiamme. La città va evacuata e la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: il panico genera traffico, panico e scontri. L'enorme nube tossica compare in cielo, mentre dal basso gli automobilisti la osservano, in una sequenza che tanto ricorda Incontri ravvicinati del terzo tipo (Spielberg 1977). Tutti gli incolonnati in autostrada creeranno una comunità che ristabilisce l'importanza dei rapporti sociali in una fase di isolamento e di diffidenza verso l'altro.
Finita l'emergenza, il ritorno a casa porterà ad una nuova crisi, quando Babette confiderà a Jack che da un anno e mezzo lo tradisce per uno strano accordo con un medico che la cura con uno psicofarmaco sperimentale...
In Rumore bianco si parla spesso della morte, che è presenza costante sin dall'inizio, quando Jack e Babette ne discutono a letto affermando entrambi di voler morire prima dell'altro per non dover superare il trauma della perdita. La premessa sugli incidenti mortali, la nube tossica, la continua paura della morte permea l'intera pellicola e, anche nei sogni, Jack non ha certo visioni rassicuranti al suo fianco, dove gli appaiono figure spettrali da manuale cinematografico, sagome umane minacciose nascoste da lenzuoli. Persino su vecchi giornali compaiono annunci di professionisti che aiutano a mitigare la paura della morte.
Baumbach gira bene e gioca con i generi. Così, quando una delle bimbe perde il proprio peluche nella folla, vedere Jack che avanza pancia a terra per andare a recuperarlo tra le gambe della popolazione presa dal panico, è subito la parodia di un film bellico, e allo stesso modo vedere l'intera famiglia fuggire dal traffico congestionato finendo tra i campi di grano e persino in acqua con una station wagon, ci proietta dalle parti dei film d'avventura spielberghiani. Le atmosfere da thriller, piene di tensione, che si distendono in momenti rilassanti e magniloquenti, vengono acuite dalla bella colonna sonora dell'immarcescibile Danny Elfman. La sequenza finale, poi, si trasforma in un musical ambientato in un supermercato, dove tutti ballano tra le corsie e sui carrelli sulle note di una coinvolgente New Body Rhumba.
In tempi di comunicazione selvaggia, non manca chi vede nelle tv e nei giornalisti il male assoluto e urla "noi siamo come lebbrosi nel Medioevo", in un accenno ai grandi poteri che dimenticano i singoli, tipico di un complottismo che ormai ha dimenticato che il potere è sempre stato così, se non peggio, ma complottisti e storia non vanno quasi mai d'accordo.
Anche la famiglia è connessa all'informazione in un certo senso e spetta all'amico di Jack, Murray (Don Cheadle), sentenziare che "la famiglia è la culla della disinformazione".
Nel convento in cui i protagonisti entrano, c'è spazio per una citazione televisiva, quando vediamo alcune suore guardare una puntata di Supercar e sullo schermo appare il faccione di David Hasselhoff nei panni di Michael Knight. Ma non è certo questa la cosa più surreale di un convento sulle cui pareti spiccano quadri che mostrano in Paradiso la stretta di mano tra Reagan e Karol Woitjla e dove la stessa madre superiora afferma "qualcuno deve dare l'impressione di credere [...] se non fingessimo di credere a queste cose il mondo crollerebbe".
Consapevolezza o cinismo? Le nuove cattedrali, d'altronde, sono i centri commerciali e i supermercati, quindi l'importante è non alzarsi dalla poltrona sui titoli di coda, perché lo farete poco dopo ballando New Body Rhumba fino all'uscita dal cinema e, perché no, anche in strada!

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