venerdì 21 febbraio 2025

Madre (Bong Joon-ho 2009)

Bong Joon-ho dieci anni prima del grandissimo successo di Parasite (2019) - in Italia uscito solo dopo quello, nel 2021 -, con un film sorprendente, in grado di portare lo spettatore dove il suo regista vuole, facendogli cambiare opinione sui protagonisti più volte all'interno di un cerchio perfetto, che si apre e si chiude con la protagonista che danza nei campi di grano. Un'immagine poetica che contrasta col dramma narrato, in un cortocircuito dolce-amaro tipico del cinema coreano, che si percepisce nei vestiti sgualciti della donna e nel suo essere fuori dal tempo e dallo spazio, in pieno disorientamento (trailer).
La madre che dà il titolo alla pellicola (Kim Hye-ja) - non sapremo mai il suo nome - è una donna di mezza età che vive in funzione di suo figlio, Do-joon (Won Bin), un ragazzo con disabilità intellettiva, che si accompagna spesso all'amico Jin-tae (Jin Goo), che lei considera un poco di buono. 

venerdì 14 febbraio 2025

The Brutalist (Corbet 2024)

The Brutalist
 è un film importante, un'epopea biografica da vedere e da far vedere, che affronta questioni profonde nelle contraddizioni del secolo breve, investendo i rapporti col potere, la vita degli ebrei dopo la Seconda guerra mondiale, la storia dell'architettura.
La regia di Brady Corbet, Leone d'argento a Venezia, però, non dà nulla in più a questa storia: si limita a raccontarla senza grossi sussulti, limitandosi al compito di mettere in scena le diverse sequenze, giustapposte una dopo l'altra, con un montaggio lineare, anch'esso privo di scossoni, e con una visione passatista dell'artista solo e tormentato (trailer).

sabato 8 febbraio 2025

La ciociara (De Sica 1960)

Le bombe, il coprifuoco, l'estate del 1943, quella in cui Roma diventa "città aperta" (14 agosto).
Cesira (Sophia Loren), che è sola con sua figlia, Rosetta (Eleonora Brown), decide di tornare al paese per evitare di rimanere nell'occhio del ciclone dei bombardamenti. Il suo viaggio in Ciociaria, dalla dolce serenità iniziale, si trasforma in un inferno che permette riflessioni sulla guerra e sulle ombre che, nel particolare della vita dei singoli, non permettono mai di dividere manicheisticamente tra buoni e cattivi (trailer).

sabato 1 febbraio 2025

Here (Zemeckis 2024)

L'unità di spazio non era mai stata così stabile al cinema come in Here...
Una pellicola straordinaria, nel senso etimologico del termine, decisamente fuori dall'ordinario quella di Robert Zemeckis, che inquadra con la mdp fissa lo stesso punto per l'intera durata del film.
Tutto attorno a quel punto, però, gira vorticosamente, ed è il tempo, che va dalla preistoria ai nostri giorni, in una giostra cronologica affascinante che, grazie al montaggio (curato da Jesse Goldsmith), non va mai nella stessa direzione.
Il resto, come sempre nelle pellicole del cineasta di Chicago, è fatto di emozioni, semplici, dirette, in cui è facile identificarsi, cosicché ogni spettatore non può non pensare alla propria storia personale, ai ricordi, alle foto e ai filmini di famiglia, che qui prendono una forma sontuosa, magniloquente forse, ma colpiscono nel segno (trailer). 

mercoledì 22 gennaio 2025

Maria (Larraín 2024)

E sono tre! Pablo Larraín, dopo Jackie (2016) e Spencer (2021), ha girato un terzo biopic, stavolta dedicato a Maria Callas. Una first lady, una principessa e la più grande cantante lirica della storia, anche lei ritratta nella fase di maggior difficoltà della sua vita, come nel caso delle altre due protagoniste. E Larraín, nel mettere in immagine il disagio, è davvero un maestro.
Di Maria Anna Sofia Cecilia Kalogheropoulos (1923-77), questo il nome intero della divina Callas, nata a New York da genitori greci, seguiamo solo l'ultima settimana, in una rigorosa unità di tempo che parte dalla fine, e cioè dal suo corpo trovo esanime, per poi raccontarne gli ultimi giorni di vita (trailer).  

domenica 19 gennaio 2025

Saluto a David Lynch (20/1/1946-15/1/2025)

David Lynch non c'è più... l'uomo che ci ha insegnato ad abbandonarci ai racconti e alle immagini senza l'ossessione di un significato, che ci ha fatto amare una massa informe su una fiamminga, un cubo blu con una chiave, una donna avvolta nella plastica, un anziano signore con un trattore, le luci difettose e intermittenti, e decine di altre cose, ha lasciato questo mondo, ma quante volte abbiamo pensato che venisse da un mondo altro...
Il suo cinema, con le sue visioni, le sue immagini, i suoi meandri concettuali e astratti per fortuna è ancora lì, tra i più grandi degli ultimi decenni.

lunedì 13 gennaio 2025

Emilia Pérez (Audiard 2024)

Jacques Audiard fa centro con un film che è un pugno nello stomaco per lo spettatore, letteralmente investito da una storia d'amore, di malavita, di gelosia, un gangster movie tra transgender e narcos, un musical tragico - quasi un ossimoro, che però fa pensare per questo e non solo al cult West Side Story (Robbins-Wise 1961) - in cui la condizione iniziale viene sconvolta dal cambio di sesso di uno dei protagonisti.
La transizione sessuale, però, va sottolineato, non è qui utilizzata per parlare di diritti lgbtqia+, ma la grande novità è trattarla come un'esigenza naturale del singolo individuo, quello che potremmo definire un attivatore narrativo e non il centro della vicenda (trailer).

lunedì 6 gennaio 2025

Conclave (Berger 2024)

Il quinto film di Edward Berger, cineasta tedesco formatosi a New York, è un thriller spionistico ambientato in Vaticano che racconta, come dice il titolo, il tempo rituale e politico tra la morte di un pontefice e l'elezione di quello successivo.
Tratta dall'omonimo romanzo di Robert Harris (2016), dai cui libri sono stati già in passato adattati importanti pellicole (L'uomo nell'ombra e L'ufficiale e la spia, Polanski 2010 e 2019), la trama del film, con la sceneggiatura di Peter Straughan, un buon intreccio, ma non regala particolari acuti. Berger non va oltre il compito di mettere in scena il romanzo, rispettando la classica triade aristotelica di unità di tempo, di luogo e di azione (trailer).

giovedì 2 gennaio 2025

Diamanti (Özpetek 2024)

"Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena".
Così scriveva Shakespeare (Come vi piace, II, VII) e così sembra dirci Ferzan Özpetek in Diamanti attraverso Elena Sofia Ricci ("nella vita si recita sempre").
Il regista turco dedica la sua quindicesima pellicola a una storia corale completamente declinata al femminile, che coinvolge ben diciotto attrici italiane, oltre ad essere dedicata a tre grandi attrici recentemente scomparse con cui avrebbe voluto lavorare: Mariangela Melato, Virna Lisi, Monica Vitti.  A tutto questo aggiunge una cornice in cui lui stesso e l'intero cast parlano del film da realizzare, tra scelta dei ruoli e lettura del copione. Cinema e metacinema, vita reale e recitazione, con una trama ben strutturata che sviluppa una storia per ogni personaggio femminile, in una coralità e un'intensità passionale che guarda da lontano a Robert Altman e a Pedro Almodovar (trailer).