lunedì 13 gennaio 2025

Emilia Pérez (Audiard 2024)

Jacques Audiard fa centro con un film che è un pugno nello stomaco per lo spettatore, letteralmente investito da una storia d'amore, di malavita, di gelosia, un gangster movie tra transgender e narcos, un musical tragico - quasi un ossimoro, che però fa pensare per questo e non solo al cult West Side Story (Robbins-Wise 1961) - in cui la condizione iniziale viene sconvolta dal cambio di sesso di uno dei protagonisti.
La transizione sessuale, però, va sottolineato, non è qui utilizzata per parlare di diritti lgbtqia+, ma la grande novità è trattarla come un'esigenza naturale del singolo individuo, quello che potremmo definire un attivatore narrativo e non il centro della vicenda (trailer).

Il film, tratto dal romanzo Écoute di Boris Razon (2018) e nato inizialmente come un'opera lirica in quattro atti, si apre con un inizio lynchiano, in cui compaiono I tre amigos in uno spazio irreale che si sovrappone a una veduta a volo d'uccello di Città del Messico illuminata di notte, proprio come la coppia di anziani a Los Angeles in Mulholland Drive (2001). Un coro di voci femminili in sottofondo elenca una serie di elettrodomestici...
Che sia una critica alla visione di una donna dedita al focolare domestico e sottomessa, lo dimostra il personaggio di Rita Mora Castro (Zoe Saldaña), avvocata di alto profilo, che si ritrova in uno studio legale che difende un uxoricida, costretta da un sistema professionale maschilista a essere l'assistente di un capo decisamente meno valido di lei, Berlinger (Eduardo Aladro). Si accorge del suo talento Manitas Del Monte (Karla Sofía Gascón), narcotrafficante a capo del cartello della capitale messicana, che la fa rapire per cambiarle la vita: due milioni di dollari per aiutarlo a cambiare sesso e a tutelare la moglie, Jessi (Selena Gomez), e i due figli, portandoli in Svizzera.
La donna accetta, le vite di tutti loro cambiano per sempre, Manitas diventa Emilia Pérez, Rita si trasferisce a Londra e Jessi con i bambini va a Losanna. Quattro anni dopo, però, la voglia di Emilia di rivedere i propri figli genera una reazione a catena che riporta tutti a Città del Messico, a vivere da Emilia Pérez, la "cugina" del defunto Manitas...  
La trama da thriller melodrammatico sudamericano funziona, anche se si opacizza un po' quando Emilia cerca di redimersi con la fondazione dell'ong La lucecita con cui si impegna a ritrovare i corpi dei desaparecidos della droga. 
Il regista francese usa la mdp per generare tensione alternandola al melodramma. Un paio di volte, per esempio, riprende Rita nel suo appartamento da lontano, un'inquadratura che fa tanto La finestra sul cortile (Hitchcock 1954), ma che in questo caso si tratta di una soggettiva irreale, poiché non abbiamo qualcuno dietro il punto di vista della mdp. Le fasce sul volto in ospedale, invece, non possono non far pensare a L'uomo invisibile (Whale 1933). Infine, oltre all'utilizzo dello split screen molto anni '70 per un contrasto telefonico prima a due e poi a tre personaggi, segnalo un'ellissi molto bella, che passa dai volti dei desaparecidos, disseminati sullo schermo, alle luci del panorama notturno di Città del Messico.
Tante le canzoni della ricca colonna sonora (di Clément Ducol e Camille), che in un musical è spesso anche parte della sceneggiatura - e infatti ai testi ha collaborato lo stesso Audiard -, che segna i principali momenti della pellicola, arricchiti dalle bellissime coreografie di Damien Jalet.
Si va così, da El Alegato, in cui Rita spiega il processo iniziale, con la coltre di falsità perbenista per cui una violenza può essere difesa come eccesso di amore, a Todo y nada, in cui è ancora lei a cantare "cuanto tiempo mas" dovrà attendere che le venga riconosciuto il suo talento professionale.
Il brano/monologo di Manitas che propone il lavoro a Rita, El encuentro, l'ironica Vaginoplastia, con cui ancora il personaggio di Zoe Saldana va a informarsi per la transizione sessuale del suo cliente a Tel Aviv, nella clinica dell'illustre dottor Wasserman (Mark Ivanir) - al quale poi spiega tutto in Lady - sottolineando come le modifiche del corpo di una persona possano essere il segno del cambiamento della società tutta. In Deseo Manitas racconta i suoi desideri, pur conoscendo le drammatiche conseguenze della sua scelta, tanto più in un mondo clamorosamente maschilista come quello della malavita. E poi Bienvenida e Mi camino cantate da Jessi al suo ritorno in Messico e poi quando, con piena autodeterminazione, chiede di essere amata per come è, dopo tanta ipocrisia e dopo essere stata la tipica donna del boss, sottomessa e costretta a dire sì anche quando avrebbe voluto dire no.
Tra i brani di protesta, va poi citata soprattutto l'incalzante El Mal, con cui Rita danza urlando tra i tavoli di un gala pieno di politici, che nella narrazione si bloccano per dar spazio alle accuse di corruzione della donna che li apostrofa con un eloquente "esta gente habla".
Ci sono poi diverse canzoni struggenti, come quella interpretata da uno dei bambini che sente la mancanza del Papa, proprio davanti a Emilia, che chiama zia, ma anche El amor, con cui la stessa donna sente di essere a metà tra tutto, un po' lei e un po' lui, un po' padre e un po' zia, né povera né ricca, ma rivendica i propri sentimenti, fino a Para, il brano dedicato alla redenzione di Manitas/Emilia e ai desaparecidos ("aquì estoy"), e Perdoname, cantata da Emilia e Jessi durante la scena dell'agnizione.
C'è anche uno straordinaria sequenza, in cui un gruppo di combattenti carica i mitra e i rumori dei caricatori e delle armi stesse generano un ritmo di percussioni che è un brano strumentale vero e proprio.
Tra i momenti più importanti del film c'è poi quello della cena londinese in cui, dopo quattro anni, Rita ed Emilia si incontrano non Por casualidad, come canta l'eccezionale attrice trans, ma il dettaglio musicale da notare è quello del sottofondo iniziale: nel locale, in una versione lounge, infatti, si sente significativamente I will survive di Gloria Gaynor, che segna la "riapparizione" di Emilia davanti agli occhi di Rita. Qui Jacques Audiard decide di spegnere le luci e lascia parlare le due protagoniste, facendo letteralmente sparire tutti gli altri.
Le tre attrici protagoniste sono fantastiche - e non a caso a Cannes sono state premiate tutte, insieme ad Adriana Paz -, ma Karla Sofía Gascón è già nella storia perché sarà la prima donna transgender candidata all'Oscar (l'unico trans nominato finora è stato Elliot Page per Juno, Reitman 2007, che però rivelò la propria identità di genere solo in seguito), e Zoe Saldana - che ha vinto come non protagonista ai Golden Globe - è davvero una forza della natura, bravissima in tutto, come interprete, come cantante, come ballerina.
Un ultimo riferimento musicale è quello che nasconde una bellissima storia del passato, ne Las damas que pasan, cantata nel film da Adriana Paz, che interpreta Epifania, e dal Mexican Coir, che trasforma in canzone processionale e sincreticamente liturgica una poesia sublime che ha superato il secolo.
Si tratta, infatti, dei versi scritti dal capitano d'artiglieria francese Antoine Pol nel 1911 e poi pubblicati alla fine della Prima guerra mondiale nella raccolta Émotions poétiques, un libro che l'allora ventitreenne Georges Brassens trovò su una bancarella nella Parigi occupata dai nazisti, nel 1943, e mise in musica rielaborandola più volte fino al 1969, quando nacque Les passantes, che poi in Italia tradusse anche Fabrizio De Andrè ne Le passanti.
E così, le passanti di Pol e delle canzoni derivate dalla sua poesia in Emilia Pérez si trasformano da un rimpianto delle donne mai conquistate e delle occasioni perse, che in immagini assoceremmo senza dubbio all'irrealizzabile sogno de L'uomo che amava le donne (Truffaut 1977), a un omaggio alla donna perduta da un'altra donna. Anche la musica può cambiare di segno, ma la poesia resta nei sentimenti che si provano, proprio come fa Emilia Pérez in El amor.
Un grande musical, un film dirompente, che arriva dritto e forte come un macigno!

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