Se, come per i lirici greci, fra mille anni rimanessero solo questi brani della filmografia di Jean Luc Godard, i posteri potrebbero ugualmente capire la grandezza di questo autore e collocarlo in un contesto che andrebbe definito senza ombra di dubbio "età dell'oro del cinema francese".
La Nouvelle Vague perde il suo ultimo cantore. Dopo Truffaut, Resnais, Rohmer, Chabrol, Rivette, Jean Luc Godard è morto a 91, non malato, semplicemente stanco, ricorrendo al suicidio assistito. Si è spento nella sua casa a Rolle, sulle rive del lago di Ginevra. Fino alla fine ha dimostrato di essere quello che è sempre stato, testardo, determinato, monolitico, libero, coerente. Sull'eutanasia era tornato più volte e, quando a Cannes nel 2014 gli chiesero cosa avrebbe fatto in un caso simile, non esitò a rispondere «Se sono troppo malato, non voglio essere trascinato in una carriola… Per niente».
Godard con Truffaut |
Godard con Brigitte Bardot |
Godard con Anna Karina |
La fine degli anni Sessanta, però, coincise con la rivolta del 1968 e Godard, che già dal 1966 aveva abbracciato le teorie marxiste, cambiò registro, fondando il Gruppo Dziga Vertov, finalizzato ad un cinema rivoluzionario, e passando a film e documentari sempre più impegnati. Sono gli anni di La gaia scienza (1968), Pravda (1969), Vento dell'est (1969), Lotte in Italia (1970), Crepa padrone, tutto va bene (1972).
Terminata questa esperienza, dal 1975 Godard ha girato tre film con la futura moglie, Anne-Marie Miéville, Numéro deux (1975), Ici et ailleurs (1976), Comment ça va? (1978). Negli anni Ottanta è stata poi la volta di film estetizzanti come Passion (1982), nel quale la storia dell'arte si impone con tableaux vivants pasoliniani tra cui La ronda di notte di Rembrandt, il 3 maggio 1808 e La maja desnuda di Goya, L'angelo e Giacobbe di Delacroix; o Prénom Carmen (1983), ispirato alla Carmen di Bizet; ma anche Je vous salue, Marie, rilettura contemporanea della storia di Maria tratta da I vangeli alla luce della psicoanalisi della psicanalista Françoise Dolto; o Nouvelle vague (1990), in cui dialoghi e frasi della voce off sono tutte citazioni letterarie da grandi autori, da Dostoevskij a Rimbaud, da Shelley a Marx, da Hemingway a Dante Alighieri.
Negli ultimi trent'anni anni Godard è tornato sui tematiche d'amore e della coppia, come in Addio al linguaggio (2014), e soprattutto ha dedicato molto spazio alla sua Histoire du cinema (8 episodi: 1988-2004); sulla storia del cinema in chiave socio-politica è incentrato anche l'ultimo suo film, Le livre d'image (2018).
Godard con Bertolucci e Pasolini |
Tantissime le influenze generate da Godard sul new american cinema, come ad esempio su Martin Scorsese, che ha sempre dichiarato la sua ammirazione per il regista francese, ma anche ovviamente sul cinema europeo. Basti ricordare l'omaggio di Bernardo Bertolucci, di certo il cineasta italiano che lo ha amato di più, che in The Dreamers (vedi) inserì una ripresa della già citata sequenza della corsa a tre nelle sale del Louvre di Bande à part, così come per la scena di ballo che ispirò Tarantino per quella di John Travolta e Uma Thurman in Pulp Fiction. E non va dimenticato che proprio Quentin Tarantino ha chiamato la sua casa di produzione Bande à part.
Godard e Anne-Marie Miéville |
Proprio partendo dal libro di Wiazemsky, Un an aprés, che racconta i primi anni della relazione dell'attrice con il regista, nel 2016 Michel Hazanavicius ha dedicato un film al maestro francese, Il mio Godard, affidando a Louis Garrel la parte del protagonista, giocando con tutto l'immaginario godardiano, a partire dagli sguardi verso la camera, mettendo in scena le contraddizioni e le sue asperità.
Il suo temperamento ha portato Godard a vivere intensamente ogni emozione e, una volta, proprio durante le riprese de La donna è donna, dopo un furioso litigio con Anna Karina, Eric Rohmer lo trovò sanguinante nel suo studio per essersi tagliato le vene dei polsi. D'altronde da giovane girava con una lama di rasoio nel portafoglio e nel 1968 tentò persino il suicidio, «perché la gente mi presti attenzione».
Questa volta è successo davvero, dopo una lunghissima vita, Jean Luc ha esalato il fatidico "ultimo respiro", proprio lui, e non ci resta che ringraziarlo per tutto ciò che ci ha lasciato. Adieu, Jean Luc!
Nessun commento:
Posta un commento