Christy Hall, finora sceneggiatrice della serie tv a tema adolescenziale I Am Not Okay with This (2020), esordisce nella regia con questo film che mette di fronte Clark, un tassista interpretato da Sean Penn e la sua passeggera, di cui non sapremo mai il nome, che lui chiama 'girlie' (ragazzina), nei cui panni recita una bella e tormentata Dakota Johnson, incastrata in una relazione complicata.
La grande abilità maieutica di Clark e il bisogno di sfogarsi della ragazza condurranno i due, complice un blocco stradale che li terrà fermi per molto tempo durante il tragitto, a confidarsi e ad aprirsi completamente e, soprattutto per lei, il viaggio sarà una vera e propria seduta terapeutica (trailer).
Siamo a New York, le pubblicità citano "the city that never sleeps", l'appellativo reso immortale da Frank Sinatra inserendolo come verso nel brano per New York New York di Martin Scorsese (1977). Sarà l'unico possibile riferimento cinematografico dell'intero film, tanto più che la scena, fatta eccezione per le prime immagini che vedono la protagonista passeggiare per l'aeroporto prima di prendere il taxi e per le ultime, in cui i due si salutano scendendo dall'auto, si svolge completamente all'interno dell'abitacolo. Non a caso in origine la sceneggiatura era stata scritta per una pièce teatrale.
La mdp, così sacrificata, non può far altro che riprendere i due in piani interi e in controcampi frequenti, giocando al massimo con la finestrella che divide i posti anteriori da quelli posteriori per inquadrare all'interno di quella cornice i volti dei due attori.
Naturalmente si tratta di un film di scrittura, il che non sorprende, essendo l'esordio di una sceneggiatrice, e di recitazione, con un mostro sacro come Penn, che vale da solo il prezzo del biglietto, e un'ottima Johnson, che rende perfettamente l'atteggiamento ondivago del suo personaggio. E pensare che inizialmente l'attrice era solo produttrice del film e si è ritrovata a sostituire Daisy Ridley, che ha lasciato il progetto per altri impegni.
Il taxi è spesso stato centrale nell'ambientazione di film: da Taxi driver (Scorsese 1978) a Taxisti di notte (Jarmusch 1991), dai vari Taxxi (saga di cinque film, 1998-2018, da un'idea di Luc Besson, diretti da diversi registi) a Collateral (Mann 2004), pellicola d'azione in cui le sequenze in taxi occupavano gran parte della sua durata. Se invece si pensa all'ambientazione claustrofobica dell'abitacolo, dieci anni fa uscì Locke (Night 2023), che era ancora più rigoroso, lasciando il protagonista da solo all'interno della sua auto, che parlava al telefono. Certo, in questo caso i due attori interagiscono e questo è indubbiamente il lato migliore della pellicola, che ha nei due interpreti il principale motivo di attrazione.
La sceneggiatura in sé, infatti, non brilla: la ragazza frequenta un uomo sposato con cui chatta in macchina, e pensare che Clark inizialmente l'ammira e le fa i complimenti perché a differenza di tutti i passeggeri non usa molto il telefono. L'uomo dall'altra parte del telefono è in piena eccitazione da chat e, in sexting spinto, invia foto esplicite dei suoi genitali chiedendo alla ragazza di fare lo stesso. La situazione è imbarazzante, la ragazza è combattuta tra l'interazione al telefono e il dialogo con Clark che, da vero guru psicologico, comprende tutto di ciò che la ragazza gli nasconde e forse anche quello che nasconde a se stessa.
Il tassista è cresciuto a Tribeca, uno dei tanti quartieri di Manhattan, viene dalla strada e ama analizzare i suoi passeggeri: "non guidi un taxi per vent'anni senza conoscere le persone". Nulla di strano, quindi, che lo stia facendo anche con lei, pur se questa giustificazione non richiesta sembra voler mitigare l'attrazione piuttosto evidente e il flirt innescato dal dialogo e in parte ricambiato dalla ragazza. Clark, peraltro, è un tipico uomo agganciato al suo mondo e alle tradizioni consolidate: è convinto che fra una decina di anni il suo mestiere non esisterà più, poiché soppiantato dall'intelligenza artificiale, così come è contrario ai pagamenti con la carta di credito che non permettono più di lasciare mance. Allo stesso tempo, però, è fortemente avverso ai modelli borghesi ("sembrare un padre di famiglia è più importante che esserlo") e spesso riduce le complessità in maniera semplicisitica ("gli umani vogliono solo un posto comodo dove riposare la testa").
Durante il viaggio dall'aeroporto di JFK a Manhattan, il passato lontano e recente di 'girlie' viene fuori piano piano: un'infanzia in Oklahoma, pessimi rapporti con i genitori, l'abbandono da parte della madre, una sorella che vive con la compagna e da cui sta tornando dopo una gravidanza non voluta che si è interrotta naturalmente, tenuta segreta a tutti. Clark capisce rapidamente che l'uomo in questione è un uomo potente - aggiungendo che le donne più talentuose cercano uomini così - e sicuramente è molto più grande di lei, un dettaglio che con un'altra lettura psicologica molto banale, mostra la ragazza bisognosa di una figura paterna, di un 'daddy' (da cui il titolo originale del film, Daddio).
Girlie è una programmatrice informatica, altro tema per le battute di Clark, che la considera abituata al sistema binario e che in una relazione così complessa fa ancora più fatica di chi, come lui, è solito analizzare dettagli e sfaccettature di ogni cosa. L'atteggiamento di Clark è spesso paternalistico (basterebbe il 'girlie' usato per rivolgersi a lei), ma d'altro canto anche lei riesce a smuovere l'interiorità del tassista, quando gli chiede delle due mogli e di quanto le manchi oggi la prima moglie.
È quello il momento più alto del film, in cui Sean Penn recita con ogni muscolo facciale, in primo piano, frontalmente, guardando verso la strada (e verso di noi), con gli occhi umidi e con un sorriso che li contraddice, mentre la bocca pronuncia un laconico "qualche volta".
Per momenti simili e poco altro questo film merita di essere visto, ma per vedere Sean Penn recitare in maniera strabiliante è sempre possibile recuperare uno dei tanti capolavori girati dall'attore di Santa Monica... improbabile pensare che in futuro Una notte a New York sia uno di questi.
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