venerdì 8 novembre 2019

La vita invisibile di Eurìdice Gusmão (Aïnouz 2018)

Il premio Un certain regard a Cannes e l'inserimento per il Brasile tra i film candidati all'Oscar come miglior film straniero sono gli ottimi biglietti da visita della pellicola di Karim Aïnouz, adattamento dall'omonimo romanzo d'esordio della scrittrice brasiliana Martha Batalha (2016).
Il soggetto de La vita invisibile di Eurìdice Gusmão è un melodramma familiare che racconta in parallelo la vita di due sorelle molto unite che la sorte e una buona dose di folle morale cattolica e perbenista dividono.
Un film al femminile, in cui l'uomo è, seppur declinato attraverso diversi personaggi (padre, amante, marito, dottore), un oppressore dal quale liberarsi per poter essere se stesse, una figura accentratrice incapace di autonomia e così cieca da considerare una forma d'affetto la protezione non richiesta, finalizzata, in fondo, solo a soddisfare le proprie esigenze (trailer).
1950. Euridice (Carol Duarte), diciottenne, e Guida (Julia Stockler), poco più grande, hanno un ottimo rapporto: parlano, si confidano, conoscono l'una i sogni dell'altra, sono complici e, quando la sorella maggiore si innamora di Yorgos (Nikolas Antunes), un marinaio greco, è la minore a coprirla con i genitori per farla uscire con il fidanzato. Mai, però, potrebbe immaginare che quella serata di libertà sarà invece una fuga in Grecia.
Mentre per Guida, però, l'idea di realizzazione personale è solamente la libertà di scegliere la persona con cui condividere una vita che ha già tutte le tappe prestabilite - fidanzamento, matrimonio, maternità -, Euridice, che ha un gran talento da pianista, decide di ribellarsi in maniera differente, rimanendo all'interno degli schemi decisi dalla famiglia, pur di conservare il suo sogno di diventare musicista.
Questa personalissima rivoluzione le farà accettare di diventare la moglie di Antenor (Gregório Duvivier), giovane rampollo del ricco don Feliciano, e le permetterà di rimanere vicina ai genitori, Manoel (António Fonseca), padre padrone, e Ana (Flávia Gusmão), moglie fedele e sottomessa al marito.
Le cose, però, si complicheranno. Guida tornerà a Rio de Janeiro incinta e senza compagno; verrà cacciata di casa da Manoel che non può tollerare l'onta di una figlia madre di un "bastardo", terrorizzato dalle chiacchiere del paese, e, alle domande della figlia su dove sia Euridice, non troverà di meglio da dire che è a Vienna, dove è entrata nel prestigioso conservatorio come aveva sempre sognato. Euridice, a cui i genitori non dicono nulla del ritorno di Guida, invece, cercherà, senza successo, di non rimanere incinta fino all'audizione che potrebbe cambiarle la vita.
Entrambe, quindi, vivono a Rio, ma nessuna delle due sa che l'altra è così vicina...
La voce off che narra la storia è soprattutto quella di Guida, che scrive decine di lettere alla sorella e, nel dubbio che queste non le vengano mai recapitate, lascia postille finali alla madre in cui le chiede di superare l'assurda opposizione del padre e di far arrivare le lettere a Euridice.
Il montaggio alternato segue le due vite in parallelo: da una parte Guida, che alleva il piccolo Chico nell'armonia di una famiglia sui generis, completata da Filomena (Bárbara Santos), un'ex prostituta dotata di grande saggezza; dall'altra Euridice, sposata, ma concentrata su se stessa e altrettanto lontana dall'idea di famiglia tradizionale che hanno in mente sia il padre che il marito, soprattutto dopo la nascita della figlia.
Il sesso è spesso il motore principale dell'azione. Le due sorelle, all'inizio del film, si ritrovano in camera e Guida racconta a Euridice le prime esperienze sessuali con Yorgos, che sembrano essere alla base di quell'innamoramento subitaneo, ritenuto potenzialmente eterno per semplice ingenuità. Una volta separate, ognuna di loro avrà una nuova confidente con cui confrontarsi sui dettagli intimi della propria vita privata anche per ricevere preziosi consigli.
Per Euridice questo ruolo lo svolgerà da Zelia (Maria Manoella), che il giorno stesso del matrimonio della protagonista con Antenor spiega all'amica non solo come evitare di rimanere incinta, con un pragmatismo decisamente inaspettato dato il contesto, ma anche semplicemente come sia fatto un uomo nudo, un'immagine che la ragazza non ha mai visto nemmeno in casa con il padre. L'atteggiamento di Zelia però cambierà, quando Euridice, incinta, le chiederà consigli su come abortire illegalmente: la donna, infatti, pur conoscendo le vie d'uscita a quella situazione, condizionata dalla morale imperante in quegli anni e a quelle latitudini, le dirà "Dio ti punirà [...] è un crimine". 
La confidente di Guida, invece, sarà Filomena, indubbiamente il personaggio più positivo del film. La donna, infatti, non ha potuto avere figli e sopperisce alla dolorosa rinuncia della maternità trasformando la propria casa in una sorta di asilo per i bambini delle altre donne del vicinato che sbarcano il lunario come possono, Guida compresa. Proprio a lei, inizialmente propensa all'abbandono del figlio, Filò dirà "la gente povera non può permettersi di impazzire", ma più avanti, di fronte alla costante ricerca di un uomo che porta la donna ad accettare situazioni frustranti, pronuncerà la battuta più bella del film: "spruzza un po' di dopobarba in casa e ti sembrerà di avere un uomo". Che per Guida Filomena rappresenti la sua nuova famiglia, lo scrive nell'ennesima lettera alla sorella: "la famiglia non è sangue, è amore".
Le lettere si susseguiranno fino al 1958 e, almeno nel caso di Euridice, qualche volta traspare un certo rancore per quella separazione: "io non ti avrei mai fatto una cosa simile".
Nell'unica sequenza in cui le due donne sembrano potersi incontrare, con i rispettivi bambini che giocano per qualche minuto senza sapere di essere cugini, l'effetto per chi guarda è di totale coinvolgimento, qualcosa di paragonabile al momento in cui, ne Il dottor Zivago, il protagonista vede l'amata Lara senza riuscire a chiamarla per un colpo al cuore, come Nanni Moretti ha messo in immagine in maniera divertente, ma non per questo meno ansiogena, in Palombella rossa (vedi). Qui invece dei passanti ignari del dramma, c'è la figura del padre delle protagoniste, Manoel, ignaro anche lui di cosa stia accadendo, ma colpevole di quella situazione, tanto più che è la sua presenza il motivo della fuga dal ristorante dell'orgogliosa Guida che, per non incontrarlo, non si accorgerà nemmeno di chi sta per sedersi davanti al padre.
Una storia bella, triste, all'ombra del Corcovado. La statua del Cristo più famoso del Brasile, infatti, appare più volte durante il film, visibile da diverse zone della città, quasi un simbolo dell'inconsapevole vicinanza delle due sorelle.
A tratti vicino ai toni della telenovela, tra sotterfugi, repressione, reazioni furibonde, malattia, eutanasia e persino l'internamento per chi non riesce a sostenere torti cui nessuno dovrebbe essere sottoposto, il film di Karim Aïnouz è, però, realistico, crudo e completato da un malinconico ma sereno finale ambientato ai nostri giorni (splendida Euridice anziana interpretata da Fernanda Montenegro), in cui trova posto l'agnizione da tragedia classica, che rende giustizia alla vita passata. "Una vita intera insieme" mai vissuta da due donne ostacolate da chi più avrebbe dovuto amarle...

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