"La vita è molto lunga"... con questa citazione da Thomas Stearns Eliot (ebbene sì, quelle costanti T.S. puntate stanno per Thomas Stearns) inizia il film tratto dalla pièce teatrale August: Osage County di Tracy Letts, che firma anche il copione della pellicola, prodotta tra gli altri da George Clooney e diretta, non a caso, da John Wells, finora noto soprattutto come produttore della fortunata serie televisiva E.R. che vide tra i principali protagonisti proprio il celebre attore.
Un film privo di spunti registici degni di nota, ma che, nonostante i difetti tipici di quasi tutte le trasposizioni teatrali, vale la pena di essere visto per le magnifiche prove degli attori, tutti bravissimi, e per l'intensità della storia, che ha tutti i caratteri della tragedia classica.
In una grande casa immersa nelle grandi pianure dell'Oklahoma, il pater familias Beverly Weston (Sam Shepard), professore e poeta, improvvisamente sparisce senza che apparentemente ne sappiano nulla sia la moglie Violet (Meryl Streep), sia la figlia Ivy (Julianne Nicholson), l'ultima di tre sorelle "incastrata" per accudire i genitori rimasti soli.
Un film privo di spunti registici degni di nota, ma che, nonostante i difetti tipici di quasi tutte le trasposizioni teatrali, vale la pena di essere visto per le magnifiche prove degli attori, tutti bravissimi, e per l'intensità della storia, che ha tutti i caratteri della tragedia classica.
In una grande casa immersa nelle grandi pianure dell'Oklahoma, il pater familias Beverly Weston (Sam Shepard), professore e poeta, improvvisamente sparisce senza che apparentemente ne sappiano nulla sia la moglie Violet (Meryl Streep), sia la figlia Ivy (Julianne Nicholson), l'ultima di tre sorelle "incastrata" per accudire i genitori rimasti soli.
Quest'evento, che presto si scoprirà essere in realtà un suicidio, genera tutto ciò che viene raccontato successivamente e che permette allo spettatore di entrare nei "segreti" (come ci tiene a precisare il sempre troppo didascalico titolo italiano) della famiglia Weston. Arrivano in Oklahoma, infatti, anche le altre due figlie di Beverly e Violet: dal Colorado la primogenita Barbara (Julia Roberts), con il marito professore Bill (Ewan McGregor) e la figlia Jean (Abigail Breslin, l'ormai adolescente protagonista di Little miss Sunshine); da Miami la secondogenita e un po' svampita Caren (Juliette Lewis) con il suo improbabile compagno eternamente adolescente Steve (Dermot Mulroney). Completano la famiglia la sorella di Violet, Mattie Fae (Margo Martindale), suo marito tappezziere, Charlie (Chris Cooper), e il loro figlio little Charles (Benedict Cumberbatch).
Davvero ben delineati tutti i personaggi, strutturati e differenziati in virtù di un'ottima sceneggiatura ma anche grazie all'interpretazione dell'altrettanto ottimo cast, con Streep e Roberts una spanna sopra tutti gli altri.
La figura di Violet è inizialmente quella che emerge con maggiore evidenza: una moglie anaffettiva, che fa continuamente uso di medicinali, ben oltre la necessità del suo tumore alla bocca; che ironizza sul mistero della scomparsa del marito precisando di essersi innamorata di quel suo aspetto misterioso ("era sexy"), criticandolo per aver assunto la governante indiana Johnna (Misty Upham) e per la vena poetica che non gli ha mai riconosciuto; una madre indurita da un'infanzia difficile, oggi troppo legata al denaro che non ha mai avuto in gioventù e che, dopo i tanti sacrifici fatti per il bene delle figlie, ora si ritrova quasi ad invidiarle e a non tollerare le difficoltà delle nuove generazioni. Critica così tutti i componenti della famiglia: Ivy perché non si trucca ("L'unica donna che poteva non truccarsi e se ne metteva a tonnellate era Elizabeth Taylor"); Barbara perché si ostina a chiamare gli indiani nativi americani poiché erano in America prima di loro ("allora chiamiamo anche i dinosauri nativi americani!"); la nipote Jean che non mangia carne per non ingerire la paura degli animali uccisi, ecc.
Barbara è la figlia che ha il compito di riportare l'ordine dopo la morte di Beverly, di cui era evidentemente la preferita, e a cui la madre non risparmia l'accusa di essere la prima colpevole del suicidio del padre, poiché la prima ad essere andata via di casa facendolo soffrire. Della donna si comprende il temperamento duro e cinico sin da subito, quando in auto, prima di arrivare a casa Weston, corregge Bill che parla di Midwest, "No, sono le grandi pianure, uno stato mentale", al che il marito guardando tristemente fuori dal finestrino le risponde "Ma abbiamo sterminato gli indiani per questo?".
L'ideale "passaggio di consegne" tra madre e figlia avverrà dopo il pranzo successivo al funerale, in uno scontro degno di Euripide, in cui Violet urla il suo bisogno di potere e di controllo sul resto della famiglia poiché quella è casa sua, mentre Barbara urlerà più forte che ora sarà lei a comandare. Il tutto recitato con Julia Roberts che strappa letteralmente dalle mani di Meryl Streep uno dei tanti flaconi di pastiglie che la figlia farà trovare in casa e buttare via per dare inizio ad una nuova vita.
Tante, però, le sequenze importanti del film: a cominciare dal lungo pranzo in cui sono presenti sulla scena tutti gli attori, nella parte che meglio di ogni altra denuncia la derivazione teatrale del soggetto.
È quello il momento in cui anche i personaggi minori vengono esaltati dalla scrittura di Tracy Letts, in cui i membri della famiglia si accusano l'un l'altro, come in ogni famiglia che si rispetti (!), passando senza soluzione di continuità dalla commedia alla tragedia.
È quello il momento in cui anche i personaggi minori vengono esaltati dalla scrittura di Tracy Letts, in cui i membri della famiglia si accusano l'un l'altro, come in ogni famiglia che si rispetti (!), passando senza soluzione di continuità dalla commedia alla tragedia.
Di grande intensità è anche la scena in cui le tre figlie si riuniscono a parlare nel gazebo in giardino delle loro vite e del futuro della famiglia ora che ha perso la sua figura guida: anche in questo caso le tre donne finiranno con l'accusarsi vicendevolmente di essersi sottratte alle responsabilità, di essere state egoiste, di aver ignorato i problemi delle altre, di essere state superficiali.
Ad una situazione così difficile si uniscono anche i problemi delle vite private: la separazione già in atto di Barbara dal marito Bill, sempre sottolineata dalla sagacia di Violet ("non si può competere con una donna più giovane"); le morbose attenzioni di Steve verso la giovanissima Jean, scoperte da Johnna; ma soprattutto l'amore finora tenuto nascosto tra i cugini Ivy e little Charles (che in un momento di tenerezza con lui al piano viene mortificato da Mattie Fae che ridicolizza il figlio chiamandolo Liberace), scatenerà ulteriori questioni, poiché la natura incestuosa della relazione, davvero degna di Sofocle, va anche oltre rispetto a quanto ne sappiano gli stessi protagonisti.
Alla fine tutti andranno via, ma Violet non riuscirà ad evitare di far infuriare per l'ennesima volta Barbara, l'unica figlia rimasta al suo fianco che, però, dopo aver saputo altri dettagli sulla morte del padre che la madre ha tenuto solo per sé, prenderà il fuoristrada ancora in vestaglia e si allontanerà sulla Route 66, lasciando Violet sola con Johnna, l'unica persona non appartenente alla sua famiglia...
Alla fine tutti andranno via, ma Violet non riuscirà ad evitare di far infuriare per l'ennesima volta Barbara, l'unica figlia rimasta al suo fianco che, però, dopo aver saputo altri dettagli sulla morte del padre che la madre ha tenuto solo per sé, prenderà il fuoristrada ancora in vestaglia e si allontanerà sulla Route 66, lasciando Violet sola con Johnna, l'unica persona non appartenente alla sua famiglia...
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