Il regista francese, classe 1967, gira l'ennesimo bel film della sua carriera, una fiaba noir, un dramma familiare, costruito tra le pieghe di misteri che non hanno una soluzione univoca e che, una volta tornata la luce in sala, fanno discutere gli spettatori che ci penseranno e ne parleranno a lungo.
Eppure una chiave di lettura sembra esserci ed è quella del pregiudizio, del moralismo, di cui restano vittime anche coloro che solitamente ne sono vittime (trailer).
Non è un caso che il film inizi con una chiesa, fuori dalla quale si legge "Liberté, Egalité, Fraternité", e all'interno l'omelia del sacerdote è incentrata sulla Maddalena. Non c'è né libertà, né uguaglianza, né fraternità per Michelle (Hélène Vincent), la donna protagonista, ex prostituta, oggi anziana, come la sua amica e un tempo collega Marie-Claude (Josiane Balasko). Entrambe madri sole che hanno rapporti quantomeno complessi con i figli. Valerie (Ludivine Sagnier) vive a Parigi, nella casa che le ha ceduto Michelle, ha un bambino, Lucas (Garlan Erlos), ma non va spesso dalla madre, che giudica ancora per il suo passato; Vincent (Pierre Lottin), il figlio di Marie-Claude, sta per uscire dal carcere e le due donne lo coccolano per il suo ritorno alla libertà.
La già difficile situazione viene complicata da un'intossicazione da funghi, raccolti nel vicino bosco da Michelle e che, mangiati da Valerie, la portano in ospedale. La ragazza coglie la palla al balzo per tagliare ancora di più i rapporti con la madre ed evitando di lasciarla sola con Lucas.
Ozon usa la mdp da poeta: le immagini emozionanti del bosco usano la luce che attraversa gli alberi, così come al momento della telefonata che riceve Michelle in giardino, le siepi la incorniciano in un surcadrage che la chiude fisicamente e simbolicamente in quello spazio. Le foglie del titolo italiano - l'originale è Quand vient l'automne - regalano un finale onirico e shakespeariano.
Il film, scritto da Ozon con Philippe Piazzo e ambientato nel piccolo centro di Joux-la-Ville, in Borgogna, è un film di solitudini: sono sole Michelle e Marie-Claude, che condividono il fallimento come madri, ed entrambe lo diventano di più nel corso della vicenda, la prima per lo scontro con la figlia, perché perde colpi con la memoria; la seconda perché il ritorno a casa di Vincent non migliora affatto le cose; sono soli però anche Valerie, separata, sempre al cellulare e sempre stressata, e Vincent, che fuori dal carcere deve ancora reintegrarsi in società.
Valerie muore improvvisamente: suicidio, incidente, omicidio? Il caso viene archiviato come suicidio, ma chissà, sta di fatto che Lucas sceglie di vivere con la nonna piuttosto che andare a Dubai dove vive il padre, Laurent. Il vecchio lavoro di Michelle genera problemi anche al nipote tra i compagni di scuola: i pregiudizi della comunità investono anche i bambini e la donna spiega che "a volte si è costretti", ma di più non ci è dato di sapere...
La morte di Valerie sembra coinvolgere tutti, creando dubbi, sospetti, sensi di colpa, apparenti certezze, ma nulla è così chiaro. Michelle è l'indubbia protagonista della pellicola e, di conseguenza, il personaggio pià approfondito dalla sceneggitaura: è lei che dichiarare a Marie Claude di sentirsi sollevata dalla morte di Valerie; ad avere visioni della figlia; è lei che presta il denaro a Vincent per aprire un bar e gli chiede favori in cambio.
Allo stesso tempo, però, Laurent si sente in colpa per aver lasciato l'ex moglie, Valerie è depressa, Marie Claude sospetta del figlio e si sente in colpa con l'amica ("vuole fare del bene, ma fa sempre del male"); Vincent non tollera come Valerie tratta la madre, per cui in fondo sembra avere un debole; Lucas ha uno strano rapporto coi funghi e da grande deciderà di studiare storia dell'arte, scatenando le domande incredule da parte del maschio alfa Vincent ("cos'è? A cosa serve?"), e anche questo in una società conservatrice non aiuta...
Ozon lascia tutto aperto e a ciascuno spettatore non resta che scegliere, proprio come nella realtà, con la sensazione che ogni strada non porti alla soluzione unica e definitiva.
Bisogna ascoltare i preconcetti - che hanno tutti, nessuno escluso - oppure cercare vie più complesse nella ricerca della verità?
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