Un musical che esplora l'abisso, un sequel che stravolge la prima pellicola, scegliendo di allontanarsi dal realismo di quella, pur continuando a ignorare il personaggio della DC Comics, e passando dal soliloquio assoluto - allora mitigato solo dalla presenza di Murray Franklin/De Niro - a un dialogo. A Joker/Arthur Fleck, infatti, si affianca un personaggio femminile, un altro fool, shakespearianamente parlando, che giustifica il titolo e dà nuova linfa al protagonista.
Joaquin Phoenix e Lady Gaga brillano sia nella recitazione che nei duetti da musical, che hanno la peculiarità di essere spesso parte della fantasia che governa le loro esistenze, facilitando la sospensione dell'incredulità anche per gli spettatori meno avvezzi al genere (trailer).
Mai prima d'ora gli stilemi del musical erano stati utilizzati per affondare così tanto nelle buie profondità dell'animo umano, dei disturbi psicologici, della violenza e non solo di una relazione amorosa, che qui, inevitabilmente, porta a eccessi catastrofisti, che prevedono incendi ed esplosioni di bombe, aumentando ancora di più il fascino del film anche dal punto di vista scenografico.
Tra le note di merito della pellicola, inoltre, l'iconica scalinata che nel primo film segnava la rivalsa del protagonista, qui segna all'opposto la distanza, l'allontanamento, la fine di un amore reso possibile solo dall'illusione e dalla fantasia, persa la quale viene messo sotto scacco.
Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) è nel manicomio criminale di Arkham, a Gotham City, dopo aver ucciso cinque (o meglio sei) persone in un'ondata di violenza e follia che era culminata nell'apparizione al Murray Franklin Show vestito da clown-fool-Joker. La trama del primo episodio è narrativamente usata in maniera accattivante, poiché non solo è la causa di quanto lo spettatore sta vedendo, ma il film stesso è qualcosa di reale, dato che nella finzione scenica si parla di una pellicola girata su quegli avvenimenti, che ha contribuito ad accrescere il mito di Fleck/Joker.
Proprio una sua fan, Harleen "Lee" Quinzel - anche lei riprende nel nome il personaggio che negli anni '90 venne inserito prima nella serie animata di Batman e poi nei fumetti della DC Comics -, è nella stessa prigione di Gotham e fa parte del coro in cui entra anche Arthur per buona condotta. Il gesto della donna la prima volta che lo vede, quello di portarsi le dita alla tempia a mo' di pistola, ricorda Sophie/Zazie Beetz del primo film, di cui Arthur immaginava di essere il fidanzato.
Tra Arthur e Lee inizia una relazione fondata sull'ammirazione della ragazza per il personaggio Joker più che per l'uomo Fleck, che vola sulle ali della fantasia e della musica, in una sorta di versione carceraria di Moulin rouge (Luhrmann 2001), con cui condivide il tema di un amore travagliato e diversamente impossibile e la rivisitazione di tanti brani già noti, che qui però sono soprattutto tratti da famosi musical. Proviamo ad analizzarli uno per uno, riproponendo gli originali e le nuove versioni proposte nella pellicola.
Un posto speciale, non a caso, è riservato a That's Entertainment, il celeberrimo brano di Spettacolo di varietà (Minnelli 1953), sulle cui note Arthur e Lee si conoscono e di fatto si innamorano (originale / Joker). Del capolavoro di Vincente Minnelli vediamo persino il frammento dei dialoghi precedenti al brano stesso, grazie alla trovata della sala ricreativa di Arkham con il televisore, che permette al regista di inserire anche altro, come lo spezzone di un episodio di Tom & Jerry - produzione Hanna & Barbera ovviamente, ma dal 2001 acquisita dalla Warner Bros, produttrice, altrettanto ovviamente, anche di Joker.
In quella sala Arthur evidenzia il suo ruolo di leader naturale di un gruppo di reclusi in un manicomio, una sorta di Randel/Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Forman 1975), e lì, proprio portandosi tutti dietro - salvo poi scoprire che si tratta della sua immaginazione -, canta For once in my life. (originale / Joker). Di Frank Sinatra ci sono anche Fly me to the moon, in versione strumentale, suonata con la sola tromba nel cortile del sanatorio, I've Got the World On A String (originale / Joker) e That's Life, che torna più volte e che - dato il titolo - chiude perfettamente la storia sui titoli di coda, come accadeva già nel primo episodio (vedi). E su quello schermo viene vista anche l'intervista televisiva che Paddy Meyers (Steve Coogan), con una splendida voce baritonale, fa ad Arthur, che equipara il giornalista a Murray Franklin, in un'esplicita condanna del sensazionalismo.
Tutti cantano, anche la guardia più vicina ad Arthur fischietta costantemente When the saints go marching in, e naturalmente l'escamotage del coro ad Arkham permette di inserire altre canzoni senza interrompere la narrazione principale. E così, oltre alla già citata That's Entertainment, ascoltiamo la mitica Get Happy di Judy Garland ne L'allegra fattoria (Walters 1950). E, oltre alla stagione d'oro del musical, c'è spazio anche per la fine degli anni '60 e per Sweet Charity di Bob Fosse (1969), di cui Lady Gaga canta If they could see me now, allora interpretata da Shirley MacLaine (originale / Joker). Diversi anche i pezzi che non provengono da film del passato. E così, nel momento in cui Arthur immagina un programma tutto suo e di Lee, i due cantano To love somebody dei Bee Gees (1967; originale / Joker).
La bella scena in parlatorio, dove il vetro che separa i due protagonisti diventa un'occasione per una scena degna del cinema muto, con Arthur che "si adegua" al sorriso suggerito dal rossetto di Lee, è segnata da They long to be close to you, di Burt Bacharach (1963), ma resa famosa dai Carpenters nel 1970 (originale / Joker). Il tormentone simbolo dell'amore di Lee per Arthur è nella ripetizione di Gonna build a mountain di Sammy David jr (originale / Joker), con cui i due idealmente si sposano su un palco in pieno stile Broadway, mentre i festeggiamenti da piano bar con pianoforte a coda proseguono sulle note di Dancing in the moonlight dei Boffalongo (1970), tornata famosa con i Toploader (2000).
Il brano che accompagna Arthur al processo, When you're smiling (1928), cantato e reso celebre per primo da Louis Armstrong (1929), ma che poi è stato cavallo di battaglia di tanti altri, come Nat King Cole, Frank Sinatra, Dean Martin, e che qui assume caratteri epici, mentre Phoenix dà l'ennesimo saggio di bravura inanellando diverse espressioni una dopo l'altra (originale / Joker). E, infine, la telefonata che Arthur fa da Arkham a Lee si trasforma in If you go away, toccante cover della struggente e bellissima Ne me quitte pas di Georges Brel (originale / Joker).
A tutto questo vanno poi aggiunti i brani realizzati per l'occasione, come i due che riprendono il titolo, The Joker, che nel film viene cantata in prima persona da Arthur, e Folie à deux, e il resto della colonna sonora, firmata dalla violoncellista Hildur Guðnadóttir, dai toni naturalmente cupi, che alterna suoni metallici a bassi profondi, creando una perfetta atmosfera per le singole sequenze.
La cinefilia di Todd Phillips traspare sistematicamente e anche durante il primo colloquio tra le psicologhe e Arthur - uno "spiegone" tutto sommato necessario a chi non avesse visto il primo film -, il protagonista a una delle domande risponde con la voce della madre morta, dando forza alla schizofrenica diagnosticata, con tanto di rimando al Norman Bates/Anthony Perkins di Psycho (Hitchcock 1960), indubbiamente il più famoso schizofrenico della storia del cinema.
Il film inizia con un breve cartone creato per l'occasione dalla Warner Bros, in stile Looney Tunes, dal suggestivo titolo Io e la mia ombra, con Joker dissociato dalla propria ombra che va per conto suo. Oltre all'evidente analogia in chiave ironica sulla schizofrenia del personaggio, il gioiellino animato contiene anche rimandi cinefili, su cui spiccano le locandine di Tempi moderni (Chaplin 1936) e quella di Pal Joey (Sidney 1957), ancora un musical degli anni '50, con Frank Sinatra e Kim Novak, di cui si leggono i nomi in cartellone e di cui, durante il film, i due protagonisti ripropongono la canzone principale, Bewitched (originale / Joker). Dei Looney Tunes, inoltre, più avanti comparirà anche la puzzola Pepé Le Pew, nonché la frase con cui Arthur chiuderà la propria difesa, la celeberrima "That's All Folks".
I due interpreti funzionano alla grande: Lady Gaga dimostra ancora una volta di essere un'ottima attrice, mentre Joaquin Phoenix è davvero incredibile e, come sempre, nei ruoli sopra le righe come questo, è sensazionale. Sarebbero tantissimi i momenti da citare, ma ne basti uno su tutti: quello in cui per punizione viene lasciato in piedi sotto la pioggia scrosciante nel cortile del penitenziario e, pur nella fissità del corpo, inizia a trasfigurarsi nel volto emettendo suoni sulla cui natura si resta incerti: Joaquin Phoenix riesce a ridere piangendo e a piangere ridendo, lasciando il pubblico in un silenzio assoluto.
E proprio la sequenza che precede questo momento, quella in cui i secondini accompagnano Arthur in cortile, è forse quella che visivamente omaggia meglio i musical dell'età classica di Hollywood, riproducendone l'estetica pop: la mdp riprende tutto dall'alto e, in perfetta simmetria, ammiriamo quattro ombrelli di quattro colori diversi, quelli del vestito di Joker, ma gli ombrelli sono anche Singin' in the rain? Impossibile non pensarci, that's entertainment!
Nessun commento:
Posta un commento