venerdì 6 settembre 2024

The Holdovers - Lezioni di vita (Payne 2023)

Lo stile asciutto di Alexander Payne porta a un film senza sbavature, gradevole, ben scritto, ben girato e, soprattutto, ben recitato, che ci porta negli anni '70 raccontandoci le vicende di un professore della Barton Academy, una scuola di una zona non meglio specificata nella regione del New England, durante le feste natalizie tra 1970 e 1971.
Le "lezioni di vita" del consueto sottotitolo didascalico dell'edizione italiana, infatti, sono quelle di Paul Hunham, un fantastico Paul Giamatti, insegnante di storia e cultura classica che, per le vacanze di fine anno, è costretto a rimanere nella scuola per stare con pochi allievi che per motivi diversi non possono raggiungere le rispettive famiglie (trailer).
Quei pochi dopo un paio di giorni riescono a partire, grazie alla magnanimità di uno dei loro genitori pronto ad accoglierli, naturalmente previo consenso degli altri genitori. Solo uno non riceverà risposta dalla madre, Angus Tully (l'esordiente Dominic Sessa), che quindi resterà nella scuola con Hunham e con la cuoca, Mary (Da'Vine Joy Randolph, Oscar come miglior attrice non protagonista).
Nonostante il film sia dichiaratamente ispirato a Vacanze in collegio (Pagnol 1935), risulta istintivo quanto inevitabile, data l'ambientazione scolastica e la costante relazione professori-studenti che travalica la semplice didattica, il confronto con il più recente e pluricelebrato L'attimo fuggente (Weir 1989).
Rispetto a quello, però, tutto cambia in senso più realistico. Il personaggio di Giamatti è lontanissimo dalla "perfezione" di quello di Robin Williams nel film di Peter Weir: Hunham, chiamato dagli allievi "occhio sbilenco" per un problema alla vista, non ha metodi di insegnamento nuovi ed è socialmente "sbagliato", è molto solo, è un professore pedante, cinico, con un costante quanto insopportabile humor nero, che sembra godere nel rimbrottare gli studenti e nel punirli con voti pessimi. Col tempo, poi, scopriamo persino che insegna senza avere una laurea e che da giovane venne espulso da Harvard.
La parabola narrativa del film, però, mostrerà che il suo atteggiamento integerrimo pian piano si sgretolerà nella quotidianità del rapporto con le uniche due persone con cui condividerà quei giorni di atipico lavoro. Ma non per questo smette di apparire goffo, cosicché persino nel tentare approcci premurosi risulta rigido e strambo: per creare un po' di atmosfera compra un nuovo albero di Natale, ma senza decorazioni; decide di regalare qualcosa ai suoi due compagni, ma non riesce a fare di meglio che impacchettare due copie del medesimo libro, Colloqui con se stesso di Marco Aurelio.
Eppure è un ottimo professore quando si lascia un po' andare, e Angus lo apprezza quando dice che "la storia non è un semplice studio del passato, è una spiegazione del tempo presente", riconoscendo che "quando espone le cose in questa maniera e ci aggiunge un po' di pornografia, capire è facile". Pornografia o meno, si tratta di condire la storia con la vita reale! (E si pensi ad esempio, alle nostre latitudini, ai successi editoriali dei libri di Chiara Frugoni o di Alessandro Barbero, anche tra i non addetti ai lavori).
Al carattere di Paul è dedicata una delle migliori battute del film, quella piena di sarcasmo che gli rivolge Mary: "nemmeno un sogno riesce a sognarlo fino in fondo lei". Ma la sceneggiatura è ricca di linee che strappano il sorriso e che suonano come aforismi, a partire da "la vita di alcuni è come la scaletta di un pollaio: corta e piena di merda", con cui Paul riprende Teddy Kountze (Brady Hepner) che ironizza su Mary; oppure quella di Danny (Naheem Garcia), l'addetto alle pulizie, che dopo averle dato un regalo risponde al "non dovevi" di Mary con "quello che devo fare è pagare le tasse e tirare le cuoia, questo lo voglio fare".
Spesso, poi, Hunham mantiene fede alla sua insopportabilità con battute fastidiose e caustiche nei confronti degli studenti: “senza adeguato esercizio il corpo divora se stesso”, dice loro quando li vede sconsolati e pigri; ma il dialogo con Kountze dopo un pessimo voto in uno scritto è perfetto: "signore, io non capisco", "questo è un'abbagliante evidenza", "è che non posso farmi bocciare", "non si sottovaluti, signor Kountze, io sono persuaso che può". Conseguenza di tale atteggiamento, le frasi di risposta dei ragazzi, tra cui quella di Angus "i nazisti non erano scappati tutti in Argentina?"
La Barton Academy, nella finzione (non ha nulla a che vedere con le omonime e reali scuole di Mobile, Alabama e di Barton, Vermont), è una storica scuola del New England (la location utilizzata in effetti è in Massachusetts), fondata nel 1737 e con le tipiche tradizioni che si ripetono di anno in anno, stile Oxford o Cambridge. Ma c'è qualcosa di dissacrante qua e là, persino nel rituale della cerimonia di Natale, seppur non ai livelli dell'omologa sequenza de Il senso della vita dei Python (guarda). Il sacerdote, infatti, parla anche agli studenti non cristiani, e lo precisa, mentre l'albero di Natale, che stranamente fa mostra di sé nella cappella, viene portato via il giorno dopo. Affittarlo è un modo per risparmiare, il che ci dà conferme sull'aspetto decadente della scuola, ma di questo se ne accorge solo i pochi sfortunati che restano lì durante le feste.
Hunham, come Angus non manca di fargli notare, non è amato dagli studenti né dai colleghi. E così è pessimo anche il suo rapporto con il preside, che unisce le due cose, dato che in passato è stato un suo allievo: Paul non lo ricorda né brillante né simpatico già ai tempi e oggi lo vede come fumo negli occhi, poiché gestisce la scuola come un'azienda, mettendo in secondo piano la didattica e aborrendo la possibilità di far bocciare i figli dei più ricchi e potenti. Sarà un atto liberatorio lo scontro in cui Paul gli dirà davvero ciò che pensa di lui e, come al solito, lo farà senza concessioni alla forma: "sei sempre stato un cancro del pene sotto sembianze umane".
La sceneggiatura porta lo spettatore a empatizzare con Paul nonostante i suoi difetti e a vivere la strana amicizia che nasce tra lui e Angus. In fondo entrambi sono soli e sfortunati, cupi, malinconici e imperfetti: da una parte un uomo che ha dedicato la vita allo studio senza ottenere nessun risultato accademico, dall'altra un ragazzo con il padre in un sanatorio psichiatrico e la madre che preferisce passare le feste col suo nuovo compagno e senza di lui.
Nella malinconia di quei giorni, i due vanno con Mary alla festa a casa di Lydia Crane (Carrie Preston), dove entrambi vedono mortificate, anche se per motivi differenti, le rispettive mire amorose. Qui Angus, per fare colpo sulla nipote di Lydia, cita anche Guernica - "interpretando" il cavallo del celebre murale di Picasso - e dicendo di averlo visto al MoMA di New York (dove in effetti l'opera fu custodita dal 1939, come da richiesta del suo autore, in attesa che in Spagna tornasse la democrazia e dove infatti tornò solo nel 1981).
Oltre alla festa e a una serata in un pub, Paul prova, spinto da Mary, ad accontentare Angus organizzando una breve gita a Boston: è la fase in cui si avvicinano di più e vivono davvero, pattinando sul ghiaccio, visitando il Museum of Fine Arts, andando al cinema insieme, ma soprattutto confidandosi i rispettivi segreti, mettendosi a nudo sul loro passato...
Che siamo a cavallo tra il 1970 e il 1971, oltre al festeggiamento del triste capodanno a tre davanti alla tv, ce lo confermano anche alcuni altri dettagli. Angus, nelle prime scene, parla di un costume da bagno di James Bond, citando la recente pellicola Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà (Hunt 1969), così come più avanti lo stesso ragazzo e Paul vanno al cinema a vedere Piccolo grande uomo (Penn 1970) e riconosciamo sul grande schermo il volto di Dustin Hoffman in uno dei capolavori simbolici del senso di colpa statunitense di fronte all'eccidio degli indiani d'America.
Oltre ai riferimenti cinefili, però, c'è anche la televisione, con Mary che si mostra appassionata di The Newlywed Game, programma andato in onda negli Stati Uniti proprio tra 1966 e 1970, e ne spiega il funzionamento al professor Hunham, che alla tv ha sempre preferito la lettura e lo studio. Una curiosità: il programma è quello che venne riproposto in Italia negli anni '80,  trasmesso da Canale 5, col titolo di Tra moglie e marito.
Per nulla divertente un altro dettaglio che contestualizza la storia narrata e che spiega la situazione della stessa Mary, che ha perso da poco suo figlio Curtis in Vietnam. Il ragazzo anche era uno studente della Barton, e anche molto dotato a detta di Hunham, ma la situazione economica non gli permetteva di proseguire gli studi, cosicché arruolarsi era il suo modo di pagarsi il futuro... Gli anni sono quelli terribili della fine degli anni '60 e le immagini malinconiche della madre, che guarda la stanza di suo figlio, passano anche sulla foto di Martin Luther King, ucciso a Memphis il 4 aprile 1968, ed evidente mito di Curtis.
La colonna sonora del film è un bel tuffo nel passato e al suo interno, oltre ai brani natalizi, come Jingle Bells cantata da Herb Alpert & The Tijuana Brass o White Christmas dalle Swingle Singers, troviamo brani malinconici di allora, come The wind di Cat Stevens (1971) o Crying Laughing Loving Lying di Labi Siffre (1972), ma anche più recenti come Silver Joy di Damien Jurado (2014), o musiche come Candlepin Bowling o Primal architecture di Mork Orton, che occhieggiano a quegli anni pur essendo state composte per l'occasione.
Forse la più celebre e la più datante, però, è Venus che, nella versione originale del gruppo olandese degli Shocking Blue, fu un grandissimo successo del 1969, arrivando a vincere il disco d'oro negli Stati Uniti l'anno successivo (28/1/1970).
Con The Holdovers, Alexander Payne conferma di essere un regista più interessato al racconto (qui soggetto e sceneggiatura sono di David Hemingson) che alla pura tecnica della mdp, e di avere una spiccata matrice europea, pur essendo nato negli Stati Uniti. Come gran parte dei registi europei, infatti, e per dimostrarlo basti pensare ad alcune delle sue principali pellicole del passato - A proposito di Schmidt (2002), Sideways (2004, con lo stesso Giamatti) o Nebraska (2013) -, la sua filmografia ripropone le medesime tematiche (solitudine, malinconia, depressione, analisi dei massimi sistemi), ma ogni volta lo fa in maniera inappuntabile.

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