mercoledì 21 agosto 2024

Saluto ad Alain Delon (8/11/1935 - 18/8/2024)

Se n'è andato a 88 anni Alain Delon, icona del cinema francese e italiano, uno degli attori più famosi di sempre, uno dei più belli di sempre.
Una leggendaria e lontana parentela con i Bonaparte, tramite la nonna paterna Marie-Antoniette Evangelista, la vita sembrava riservargli una carriera da salumiere...
Nato da Fabien Delon, direttore di un cinema di Sceaux, e da Édith Arnold, commessa di farmacia, Alain si ritrovò a dover affrontare la separazione dei genitori quando aveva solo quattro anni, un trauma acuito dal periodo successivo passato con una famiglia adottiva, il cui pater familias era una guardia carceraria, e poi, a otto anni, nel collegio di suore a Issy-les-Moulineaux. Ed è in adolescenza che Alain, tornato dalla madre e dal suo nuovo marito, salumiere, diventa l'apprendista del negozio e inizia a recitare, in un cortometraggio del padre di un suo amico, Le rapt (1949, vedi).
Il suo temperamento ribelle e desideroso di indipendenza, però, lo spinge ad arruolarsi in marina nel 1952 e l'anno successiva è nel contingente francese nella guerra in Indocina, dove il suo carattere non si fa certo più morbido e viene espulso dopo 11 mesi di prigione per indisciplina.
Il puro Rocco di Rocco e i suoi fratelli (Visconti 1960)
Tornato ventunenne in patria nel 1956, si ritrova a sbarcare il lunario facendo il cameriere o il facchino e vivendo da bohémien a Montmartre.
È grazie alla fidanzata attrice Brigitte Auber che conosce Jean-Claude Brialy, che lo porta a Cannes dove il suo volto viene ovviamente notato e, dopo qualche tempo a Roma, torna in Francia per lavorare con il regista Yves Allégret, con cui esordisce in Godot (1957), dove il suo personaggio, Jo, viene ucciso da un colpo di pistola... In barba alla scaramanzia, morire sul set non fu mai così proficuo!
Con Jean Gabin e Lino Ventura ne Il clan dei siciliani
Il secondo film con Allégret (Fatti bella e taci, 1958) mise Alain per la prima volta di fronte a Jean-Paul Belmondo, in un contrasto di bellezze tra apollineo e dionisiaco che in futuro ne caratterizzerà le carriere. A tutt'oggi i due attori vengono considerati i più famosi attori francesi, dopo l'epoca dominata da Jean Gabin. Tra le curiosità dichiarate negli anni da Delon, c'è anche la passione per il grande attore della stagione precedente, di cui si innamorò in Indocina, osservandolo nell'iconico Grisbi (Becker 1954), e per lavorare al fianco del quale accettò di lavorare senza compenso, contro il parere della MGM che avrebbe voluto Jean-Louis Trintignant, in Colpo grosso al casinò (Verneuil 1963).
Poi Alain tornerà sul set con il suo modello attoriale ne Il clan dei siciliani (Verneuil 1969) e in Due contro la città (Giovanni 1973).
Con Belmondo in Borsalino (Deray 1970)
Dopo le prime pellicole sul finire degli anni Cinquanta, iniziarono le collaborazioni con i grandi registi, francesi come René Clement (Delitto in pieno sole, 1960; Che gioia vivere, 1961; Crisantemi per un delitto, 1964; Parigi brucia?, 1966), Julien Duvivier (Le tentazioni quotidiane, 1962; Diabolicamente tua, 1967), e Jean-Pierre Melville (Frank Costello faccia d'angelo, 1967; I senza nome, 1970; Notte sulla città, 1972), e italiani, come Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, 1960; Il Gattopardo, 1963), Michelangelo Antonioni (L'eclisse, 1962).
Delon ne La prima notte di quietei (Zurlini 1972)
Negli anni Settanta recita di nuovo al fianco di Belmondo, nel mitico gangster movie marsigliese Borsalino (Deray 1970), dove interpreta Roch Siffredi (non a caso scelto come nome d'arte da Rocco Tano per la sua carriera hard), ma anche nel western di Terence Young Sole rosso (1971), con Charles Bronson, Toshirō Mifune e Ursula Andress; in due film di Joseph Losey (L'assassinio di Trotsky, 1972; Mr. Klein, 1976), e nel bello, autoriale e malinconicissimo La prima notte di quiete di Valerio Zurlini (1972).
All'inizio degli anni Ottanta Alain Delon passa anche dietro la mdp, dirigendo pellicole come Per la pelle di un poliziotto (1981), Braccato (1983), polizieschi non indimenticabili di cui è anche l'attore protagonista. 
Gli ultimi due decenni di carriera lo vedono recitare soprattutto in film francesi: del 1990 il suo unica apparizione in un film di Jean-Luc Godard (Nouvelle vague), poi due pellicole di Jacques Deray (Un crime, 1993; L'orso di peluche, 1994); una con Patrice Leconte (Uno dei due, 1998); e infine interpreta se stesso in Les acteurs, opera di Bertrand Blier (2000) in cui diversi attori francesi si interrogano sulla natura del proprio mestiere, e nel 2008 Giulio Cesare in Asterix alle Olimpiadi (Forestier - Langmann 2008).
Delon nel 1966 con Nathalie e Anthony
Pressoché impossibile ridurre in poche righe la vita privata di Alain Delon che, pur apparendo in molti film di rilievo, al grande pubblico è noto soprattutto come l'attore più bello del mondo. Dopo Brigitte Auber ebbe una lunga relazione con Romy Schneider, conosciuta sul set del primo film da protagonista, L'amante pura (Gaspard-Huit 1958), ma nel 1964 sposò l'attrice Francine Canovas, poi nota come Nathalie Delon, da cui ebbe nello stesso anno il suo primo figlio, Anthony. Un anno prima del divorzio, avvenuto nel 1969, Delon iniziò un'altra lunga relazione, con Mireille Darc, durata fino al 1983. La sua storia più lunga è stata quella iniziata nel 1987, con l'ex modella e giornalista olandese Rosalie van Breemen. Con lei si trasferì in Svizzera e da lei ebbe altri due figli, Anouchka e Alain-Fabien. In realtà un quarto figlio, mai riconosciuto, Christian Aaron Boulogne, era nato nel 1962, ancor prima di Anthony, dalla breve storia con Nico nel periodo in cui Alain era con Romy Schneider.
Oltre la cantante, attrice e modella tedesca, tra i tanti flirt di Delon ci sono Veronique Jannot, Sylvia Kristel, Sydne Rome, Dalila Di Lazzaro, Anne Parillaud, Catherine Pironi. Sembra invece che non andò mai oltre la grande amicizia, infatti durata tutta la vita, il rapporto di Alain con Brigitte Bardot, con cui ha condiviso le posizioni politiche golliste e nazionaliste, perdendo più volte l'occasione di fare silenzio pronunciando frasi come «l'omosessualità è contro natura» o «la Francia è una nazione di razza bianca» e confermando che non sempre essere un mito significhi avere una mente brillante.
Tancredi e Angelica ne Il Gattopardo (Visconti 1963)
Con Rosalie van Breemen la storia è finita nel 2005, anno dal quale Alain Delon è caduto in una forte depressione durata fino al 2009. Ironia della sorte, anche l'uomo più bello del mondo, in tarda età sembra essere caduto nella trappola della badante, la giapponese Hiromi Rollin, denunciata dai figli dell'attore per circonvenzione di incapace lo scorso luglio e con cui Delon ha dichiarato di avere una relazione da 33 anni.
Mi piace però chiudere questo ricordo con uno dei saluti più emozionanti di questi giorni, quello di Claudia Cardinale, che è tornata ai personaggi de Il Gattopardo,  dichiarando «il ballo è finito. Tancredi è salito a ballare con le stelle… per sempre tua, Angelica».
Il cinema è ciò che resta ed è immortale!

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